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Sabato, 20 Aprile 2024
Attualità Flaminio / Via Donatello

Chiusura Villa Flaminia, una collaboratrice: "I problemi sono iniziati prima del Covid"

Dopo anni di lavoro Carlotta (nome di fantasia) è rimasta a casa e non sa quale sarà il suo futuro: "Gli stipendi ritardavano già anni fa, poi è andata molto meglio. Ci dicevano che si sarebbe risolta, poi sono arrivati i carabinieri"

Da lunedì 12 dicembre il centro sportivo Villa Flaminia di via Donatello è chiuso. I carabinieri, insieme all'ufficiale giudiziario, hanno apposto i sigilli su richiesta della proprietà, la Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, gli stessi che hanno l'istituto paritario di viale del Vignola, nel cuore di uno dei quartieri "bene" di Roma Nord. Improvvisamente 10 dipendenti fissi e un centinaio di collaboratori (prevalentemente istruttori) hanno scoperto di non poter più lavorare. Senza sapere per quanto. Migliaia di soci abbonati sono rimasti fuori, con quote annuali spesso appena corrisposte. Canoni non pagati e bollette moltiplicate hanno impedito, secondo quanto comunicato dalla gestione, di onorare gli impegni economici. E i conti si sono accumulati, spingendo i religiosi a riprendersi la struttura.

L'ex collaboratrice senza più lavoro: "Nessuna informazione fino al 14 sera"

Tra chi è rimasto fuori c'è anche Carlotta, nome di fantasia, una collaboratrice del centro sportivo da diversi anni. "Lavoro con un contratto di collaborazione - racconta a RomaToday chiedendo di rimanere anonima - quindi al momento non ho alcun tipo di tutela, spero di ottenere dei sostegni al più presto. Se ci avevano avvertito? Non abbiamo saputo nulla di concreto fino a mercoledì sera, quando la gestione si è palesata con una mail in serata". 

"Le difficoltà sono iniziate già anni fa"

Il contenuto non è risolutivo, a quanto pare: "Ci hanno detto di non essere in grado di darci informazioni immediate - prosegue l'ormai ex collaboratrice - ma che si stavano adoperando per trovare una soluzione finalizzata alla riapertura". La stessa promessa fatta in una lettera inviata agli abbonati la sera in cui sono stati messi i sigilli. Del rischio di una chiusura, secondo quanto riferisce Carlotta, i lavoratori ne hanno avuto contezza quasi all'ultimo momento, anche perché dopo un periodo di difficoltà sembrava che l'attività andasse meglio: "Qualche tempo prima del Covid gli stipendi tardavano ad arrivare - ricorda la ragazza - tanto che dovevamo sollecitare, per attese anche di quattro mesi. Il Covid ha peggiorato le cose, ma passata l'emergenza erano diventati puntuali". 

"Il 2 dicembre ci dissero di stare tranquilli, poi abbiamo trovato i carabinieri"

Poi di nuovo difficoltà: "A inizio estate scorsa - prosegue la testimonianza - i pagamenti si sono accumulati, addirittura ci arrivavano dimezzati senza preavviso". Un nuovo momento di normalità a inizio autunno, fino al 2 dicembre: "Si sono presentati gli ufficiali giudiziari, ma non hanno eseguito lo sfratto - racconta Carlotta - e successivamente abbiamo avuto una riunione con l'amministrazione, che ci ha detto di stare tranquilli e che non sarebbe successo nulla. C'era fiducia per la sentenza del 9 dicembre sull'esecuzione, ma lunedì 12 siamo andati a lavorare e abbiamo trovato i carabinieri". E da quel momento il buio. Riguardo ai tantissimi abbonati rimasti senza risposte, Carlotta risponde così: "Non so quanti abbiano firmato nuovi contratti negli ultimi mesi - conclude - ma sicuramente molti erano appena ritornati da noi, anche grazie a promozioni che non erano mai state fatte prima, con sconti del 30% nella settimana del Black Friday e mesi aggiunti in offerta". 

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