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VIDEO | Dal birrificio al pub, "Vale la pena" e la seconda vita dei detenuti: "Contrastiamo la recidiva"

Siamo andati a trovare i ragazzi di Vale la pena, pub nella zona dell’Alberone, dove hanno trovato lavoro due ragazzi in esecuzione penale. Progetto nato per combattere la recidiva

“Solo un reale percorso di inclusione ed inserimento nel lavoro sono in grado di combattere la recidiva, e noi nel nostro piccolo lo facciamo”. Paolo Strano, presidente di Semi di libertà onlus e fondatore di “Vale la pena”, non ha dubbi. Un impegno che lo vede in prima linea sui temi legati al sistema penitenziario, dalla valorizzazione dell’economia carceraria (ovvero i prodotto che vengono realizzati dai detenuti con il loro lavoro al'interno degli istituti), alla consapevolezza che quando un persona, una volta scontata la sua pena, torna in libertà e commette nuovamente dei reati “è un problema per tutti noi, che lo vogliamo oppure no”, sottolinea.

La storia di Miko, detenuto a Rebibbia

Vale la pena è già un marchio noto in città, e non solo, per la produzione di birre artigianali. Dalla produzione alla vendita all’interno di un locale è “stata la realizzazione di un obbiettivo chiaro che avevamo in testa - spiega Strano -. Oltre ad avere avuto l’opportunità di dare un lavoro reale a chi sta finendo di scontare una pena, come Mirko, abbiamo la possibilità di far conoscere il mondo carcerario  a chi viene qui anche solo per bere una birra o mangiare qualcosa”.

E non è scelto a caso l’arredamento del pub: sbarre, manette, scritte che rimandano, in maniera ironica, il tema del carcere. “Volevamo dare un impatto forte a chi entra qui  - conclude Paolo Strano -, penso che ci siamo riusciti”.

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