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Io sono Willy

Il ritratto del 21enne di Paliano da attraverso i racconti e i ricordi di Benedetta, Nicole e Michela, tre tra le sue amiche più strette, e del suo ex professore Giovanni Amati

Un giovane adulto. Con il massimo rispetto per la professione che aveva  scelto, quella del cuoco, fin dai banchi di scuola. Un ragazzo solare, divertente, che trattava la su Fiat Punto “come una fidanzata”,  il rapper romano Noyz Narcos sempre nello stereo per poi dire agli amici “Sentito che bassi?”.

Sempre pronto ad ascoltare e aiutare un amico in difficoltà, ma non parlava mai di sè: dei suoi problemi, delle sue origini capoverdiane, delle sue vere ispirazioni, dell’amore. Lo spazio era sempre per chi aveva di fronte, e che con una semplice frase “Come te piace”, strappava un sorriso. Quello che lui aveva sempre stampato in viso. E per il quale, ora che lui non c’è più, chi lo amava sente una grande nostalgia.

Willy Monteiro Duarte si racconta, attraverso le parole di Michela Timperi, Nicole Ussia e Benedetta Alfieri, figlia del sindaco della piccola cittadina in provincia di Frosinone, Domenico Alfieri, che con Willy è cresciuta.

Un dedizione per gli amici, ora riuniti intorno al dolore della sua scomparsa, che si associa a quella di grande lavoratore, ma prima ancora del bravo studente: “Mai messo un ritardo a Willy - dice Giovanni Amati, suo ex professore dell’Istituto alberghiero di Fiuggi ‘Michelangelo Buonarrotti’ -. Con una grande voglia di imparare e sempre preciso nella sua divisa, che portava come un maitre dell’hotel Excelsior”.

Dopo la scuola trova subito lavoro come aiuto cuoco in un ristorante di Artena. In due anni Willy riesce a farsi volere bene come un figlio: “Il suo sorriso, la sua professionalità - racconta Antonella, responsabile della struttura in cui lavorava -, era in grado di gestire la cucina da solo ormai e ci teneva che tutto fosse perfetto. Proprio prima di quella drammatica sera rimase male per un piatto che gli fu rimandato indietro, abbiamo dovuto addirittura consolarlo quando per noi non aveva sbagliato nulla”. Il suo berretto nero al posto del cappello da chef, quella “parmigiana alla Willy”, rinominata così perché la faceva seguendo una propria ricetta. E ai suggerimenti rispondeva: “Fidati, così è più buona”.

Paliano, Artena e Colleferro a distanza di due settimane dal terribile pestaggio che si è portato via Willy, sembrano rimaste in sospeso. Ovunque si legge il suo nome, i cartelli che ne chiedono giustizia.

“E’ sempre stato un bambino con tanti amici e un ragazzo molto apprezzato dai suoi coetanei ed è per questo che non volgiamo dimenticarlo - dice il Sindaco di Paliano -. Per questo il nostro più grande parco cittadino sarà intitolato a Willy. Il minimo che potevamo fare per lui e la sua famiglia”. “La nostra speranza è che non sia morto invano - sottolinea Benedetta -. Che questa violenza finisca e che magari il prossimo ragazzo si possa salvare”.

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