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VIDEO | Dentro la cucina di Gustamundo, dove si prova il sapore dell'inclusione

Il ristorante da lavoro a migranti provenienti da diversi paesi, regalando ai clienti una cucina etnica di valore e ai suoi dipendenti una concreta speranza per il futuro

L’integrazione e l’inclusione passano tra i piatti della propria cucina tradizionale. Dal Pakistan e dal Senegal, fino all’Azerbaigian. Il lungo e ricco menu di Gustamundo, ristorante di cucina etnica nella zona di Valle Aurelia, non racconta solo quello che si può assaporare in questo locale. Ma anche le storie dei suoi cuochi, dei loro paesi e delle loro specialità.

Un valore non solo imprenditoriale, ma anche sociale. Tanto riconosciuto da essere stato premiato in Campidoglio lo scorso 20 dicembre come “eccellenza del commercio di Roma”. “Apro questo ristorante messicano nel 1993 perchè per anni sono stato impegnato in progetti in favore del popolo del Chapas - racconta Pasquale Compagnone, titolare di Gustamundo -. Cinque anni fa si libera il locale di fianco ed ho subito pensato di avviare un progetto che comprendesse i migranti che avevano esperienza in cucina nel proprio paese, anche per spezzare la narrazione negativa che c’è nei loro confronti”.

Tra i fornelli si possono incontrare Dilruba Bashirova, originaria dell’Azerbaigian, e Dantoura  Kare del Senegal. Entrambi con esperienza in cucina nei propri paesi di origine. “Mio padre fa il cuoco da vent’anni ed io l’ho sempre aiutato - racconta Dilruba mentre prepara il Govurma, piatto a base di carne di manzo e frutta secca -. Mi piace molto il mondo della ristorazione, ho fatto dei corsi di cucina italiana e romana per darmi delle opportunità, poi ho incontrato Pasquale ed eccomi qui”. Dantoura è invece impegnato nella preparazione del Mafè, un gustoso piatto senegalese a base di carne, verdure e burro di arachidi: “Lavoravo nel ristorante di mio fratello e quando sono arrivato a Roma ho fatto dei corsi di formazione, tirocinio, e con l’attestato ho cercato un lavoro - racconta Dantoura -. Ora ho un permesso di soggiorno di lungo periodo e dopo sette anni posso finalmente tornare a casa e riabbracciare la mia famiglia”.

Gustamundo è un progetto in continua evoluzione. Dallo staff fisso, ai collaboratori part time, fino al progetto del laboratorio di cucina che impegna 12 donne, di nazionalità diverse. Un anno e mezzo fa la costituzione di un’associazione con la quale, oltre alla formazione, si prova a dare un aiuto concreto alle loro famiglie: “Solo con il lavoro si può garantire loro i documenti necessari per vivere qui, dandogli una tale opportunità di inclusione - continua Pasquale -. Lo scorso anno siamo riusciti a fare il ricongiungimento famigliare del cuoco che aveva i figli in Pakistan e che non vedeva da nove anni. Per noi una grande gioia”.

“Quello che dico sempre ai ragazzi, da imprenditore, è che bisogna lavorare bene - conclude Pasquale -. Perchè se le persone non mangiano bene non tornano e devo dire che, visti i risultati, possiamo ritenerci davvero soddisfatti. Pronti alla prossima sfida”.

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