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Martedì, 16 Aprile 2024
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Variante indiana, cresce la preoccupazione. Zingaretti: "Bloccare voli"

L'assessore D'Amato: "Impegnati in una vasta indagine epidemiologica nel sud Pontino"

Trecento cittadini indiani. Questo il numero di uomini e donne arrivati nel Lazio, soprattutto nella zona di Latina, negli ultimi giorni con voli atterrati all'aeroporto di Fiumicino. Proprio dall'India arriva infatti l'ultima variante del Coronavirus. Così dopo quella inglese, brasiliana e sudafricana il nuovo spauracchio arriva dall'Asia. 

Una preoccupazione manifestata apertamente anche dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: "Dal punto di vista sanitario abbiamo attivato la struttura per i necessari controlli sui voli in arrivo dall’India all’aeroporto di Fiumicino. Solo oggi centinaia di passeggeri. Ma è indispensabile attivare forme di quarantena controllata per gli arrivi e bloccare i voli dall’India sollecitando anche iniziative che coordinino a livello europeo gli arrivi”.

Bloccare i voli dall'India 

Stesso concetto espresso dall'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato: "In questa fase è importante bloccare gli arrivi dall’India, sono previsti oggi due arrivi all’Aeroporto di Fiumicino e altri nei prossimi giorni. Le nostre squadre USCAR sono già allertate e pronte ad eseguire i tamponi a tappeto presso lo scalo come avvenne con i voli provenienti dal Bangladesh, ma solo i tamponi non sono sufficienti"

Variante indiana del Coronavirus 

Assessore della giunta Zingaretti in via della Pisana che spiega cosa si stia facendo per tamponare la variante indiana del Coronavirus: "E’ necessario che vengano fatte delle quarantene controllate, possibilmente in aree quali le caserme. Il Servizio sanitario regionale non può farsi carico di gestire migliaia di arrivi. Daremo, come sempre, tutta la nostra collaborazione alla Protezione civile nazionale e alle autorità di pubblica sicurezza, ma il tema va risolto a monte sospendendo, in questa fase, gli arrivi dall’India. Siamo fortemente impegnati in una vasta indagine epidemiologica nel sud Pontino volta a tracciare almeno 300 casi giunti dall’India negli ultimi giorni”.   

La comunità indiana nel Lazio 

Indiani al centro delle cronache dunque. Come spiega Gurmukh Singh, presidente della Comunità indiana del Lazio, raggiunto telefonicamente dall'Agenzia Dire: "E' passato un anno dall'inizio della pandemia e fino ad oggi non ci eravamo mai trovati a vivere una situazione simile. Nonostante il coronavirus stiamo lavorando con grande attenzione, perché i ragazzi impegnati nelle aziende devono poter raccogliere frutta e verdura nei campi e devono poter lavorare nelle stalle nella massima sicurezza possibile. La loro tutela si riflette sulle aziende stesse e sul loro futuro. Anche i datori di lavoro si stanno impegnando per garantire a tutti la massima sicurezza possibile. I ragazzi sono molto preoccupati sia per quello che sta accadendo che per il proprio lavoro, perché hanno paura di perderlo. Siamo molto legati l'uno con l'altro e ogni giorno facciamo tutto il possibile per aiutarci e per garantire un futuro degno alle nostre famiglie". 

Comunità indiana del Lazio, che solo a Latina conta 15.000 persone, 30.000 nella regione Lazio, mentre, secondo il 'Rapporto comunità indiana in Italia del 2019' del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono 162.893 i cittadini indiani regolarmente soggiornanti in tutta Italia. Di questi, il 41,2% sono donne, il 58% è rappresentato da uomini, con il 54,6% che ha un'età inferiore ai 35 anni, mentre sono 37.039 i minori di 18 anni. E' pari al 56,6% il tasso di occupazione (83,5% maschile, 16,5% femminile), con l'agricoltura in vetta (36,5%), seguita da industria (24,3%), servizi (21,5%) e commercio (17,8%). Molto elevato il tasso di inattività femminile, che tocca il 76,3%, mentre il 48,8% è rapresentato da lavoratori manuali non qualificati. Sul fronte della permanenza in Italia, il 60,3% e' costituito da soggiornanti di lungo periodo, mentre il 40,7% riguarda permessi a scadenza. I cittadini indiani sono residenti in Italia soprattutto per motivi familiari (49,7%) e per lavoro (38,6%), l'11,8% si riferisce, invece, ad altri motivi. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, la comunità indiana è presente soprattutto in Lombardia (31,4%), percentuale che scende al 20,3% se si prendono in esame I residenti indiani nel Lazio.

Proprio una delle province laziali, la città di Latina, è diventata involontaria protagonista della vicenda che vede trecento braccianti indiani arrivati nelle ultime due settimane dal loro paese di origine, molti dei quali devono essere sottoposti al test anti covid. In questi giorni Terracina, Fondi, San Felice Circeo, Pontinia, Latina, Sabaudia e tutti i comuni del basso Lazio sono molto attenti e stanno facendo tamponi a tappeto tramite le Asl.

"Proprio ieri (martedì 27 aprile ndr) - racconta Singh - ho avuto un incontro in videoconferenza con il prefetto di Latina, con i sindaci della zona e con il direttore della Asl ed è stato ribadito che tutti devono presentarsi per sottoporsi al test anti covid, non devono avere paura. E questo vale sia per quelli che hanno i documenti che per quelli che ne sono sprovvisti, per chi è regolare e per chi, invece, non lo è: tutti devono fare il tampone e sono certo che tutti lo faranno".

Gurmuk Singh, 48 anni, da 30 in Italia, è sposato e ha due figli. Ha lasciato Jalandhar, città dello stato federato del Punjab, per trasferirsi nel nostro paese e trovare una vita migliore. Oggi ha un negozio di alimentari a Latina ma di strada ne ha fatta prima di diventare presidente della comunita' indiana. Singh, infatti, ha lavorato duramente in un'azienda agricola fin da quando aveva 15 anni e dopo altri 15 è riuscito ad aprire la propria attività.

Tornerebbe in India per trascorrere gli ultimi anni della propria vita? "No - risponde deciso - qui in Italia ho la mia casa, il mio negozio e la mia famiglia, tranne mio fratello agricoltore, rimasto a Jalandhar. E poi - quasi sorride -i miei figli, che sono nati qui, non me lo permetterebbero mai".

Il presidente della Comunita' indiana del Lazio torna invece serio e usa poche e dure parole quando si sofferma sui motivi che hanno portato l'India in condizioni drammatiche per numero di vittime e contagi da coronavirus. "Tutta colpa della politica. Il covid doveva essere fermato prima - afferma - ma questo è il frutto delle scelte della politica, il governo di Nuova Delhi doveva muoversi con anticipo. Ovviamente tutto ciò che stiamo vedendo in India deve essere attribuito anche alle persone, che fin dall'inizio della pandemia avrebbero dovuto comportarsi bene e avere atteggiamenti di maggiore attenzione, perché prima nessuno voleva vedere il covid ma ora, con i morti per le strade delle città, tutti sono preoccupati e ne hanno grande paura".

Gurmuk Singh tiene infine a sottolineare un aspetto che lega la comunità indiana a quella italiana, entrambe residenti nel basso Lazio: "Questo è un territorio estremamente tranquillo - conclude - tutti, indiani e italiani, siamo grandi lavoratori e siamo molto integrati. Credo che l'errore sia stato associare il termine 'indiano' a questa variante del covid, perché da noi non esiste. È questo che ha creato la maggiore paura tra i nostri ragazzi e tra gli italiani. Una paura che si riflette anche in India quando si leggono notizie come queste provenienti dall'Italia: chi vive nel mio Paese d'origine è infatti molto preoccupato per quanti, invece, sono qui residenti".

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