Vaccini, i medici di famiglia senza dosi: "Con noi prima l'immunità. La Regione ascolti o sarà rottura"
La Fimmg Lazio: "Facciamo notare che in quattro mesi negli hub è stato vaccinato lo stesso numero di persone vaccinate dai medici di base per l'influenza, in meno di due mesi"
I medici di base del Lazio sono senza dosi. Senza armi per la lotta al Coronavirus. Un problema che la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale denuncia da tempo e che oggi, con una nota, mette la Regione con le spalle al muro, paventando anche una clamorosa "rottura storica", perché i medici si sentono ormai "ai margini del campo vaccinale" sottolineando che ci sono "poche dosi e non per tutti".
"Ormai più che una necessità dettata dall'emergenza appare una scelta politica, dirompente per la categoria e profondamente sbagliata. - sottolinea la Fimmg Lazio - In Germania in un solo giorno sono state vaccinate un milione di persone, 730mila dai medici di medicina generale, 270mila negli hub. E' la marcia del buon senso, che marca i limiti del 'hubbite'. Tema che riguarda il Lazio e l'intero paese. Tenere i medici di medicina generale in panchina è scelta presbite e miope. Facciamo notare che in quattro mesi negli hub è stato vaccinato lo stesso numero di persone vaccinate dai medici di base per l'influenza, in meno di due mesi".
Secondo la Fimmg se "ci fossero fornite ogni giorno una dose di Pfizer (6 dosi) o una di Moderna (10 dosi) o Johnson (10 dosi) o AstraZeneca (11 dosi), saremmo in grado di fare da 270mila a 300 mila vaccinazioni ogni settimana, garantendo oltre da un milione a un milione duecentomila dosi in un mese. Così si accorcerebbe il tempo verso l'immunità di gregge. Diversamente si rischia di arrivare a settembre senza aver ancora finito il primo ciclo e probabilmente bisognerà procedere con i richiami", dicono.
"Da mesi si declama la centralità del medici, da mesi ognuno di noi è lasciato a gestire le rimanenze di magazzino. Si preferisce puntare su sistema centralizzato portato agli estremi che convoglia il cittadino non verso il punto più gradito, ma verso chi ha i vaccini. La stragrande maggioranza della popolazione preferirebbe fare il vaccino nello studio del proprio medico piuttosto che la vaccinazione da tempi moderni di Charlie Chaplin. - prosegue la nota - Ad oggi tutte le intese siglate con la medicina generale, e le rassicurazioni di garantire ai medici un flusso costante di vaccini sono saltate. Mentre i medici sono all’angolo, questa gestione dell’epidemia Covid sta arando il terreno alla privatizzazione del sistema sanitario".
"Già oggi un cospicuo flusso di denaro contante si trasferisce, per esempio con i tamponi a 22 euro, dalla tasche dei cittadini a quelle di operatori privati come farmacie laboratori e cliniche private. A breve lo diventeranno le analisi per verificare il grado di copertura del vaccino. L'epidemia per molti è un dramma, per alcuni un affare. Per noi una estenuante ed umiliante questua giornaliera alla ricerca delle dosi necessarie e richieste".
I medici di Roma, Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone chiediamo di passare dalle "intenzioni alla possibilità di avere il quantitativo di vaccini necessario, di incentivare - come si è fatto fino a poco tempo fa - un clima di reciproca fiducia, capace, vedi l'esperienza tedesca, di fare i numeri necessari per uscire definitivamente dall’emergenza. Diversamente si dovrà prendere atto di aver scelto la strada di una rottura storica, dei rapporti tra medicina generale e Regione Lazio".