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"Da questo incendio fateci salvare almeno un'ultima foto con gli occhi sorridenti"

La lettera degli studenti della 5G del liceo Virgilio per l'ultimo giorno di scuola

"Per garantire la sicurezza ed evitare eventuali contagi in vista degli imminenti esami di stato, tutte le classi frequenteranno le lezioni da remoto nei giorni 7 e 8 giugno". E' questo il contenuto della circolare che la dirigente scolastica del liceo ginnasio 'Virgilio' di via Giulia ha diffuso nella giornata di sabato. Una decisione che ha lasciato i giovani studenti amareggiati, già perché loro, l'ultimo giorno di scuola, vogliono viverlo insieme e soprattutto in presenza. E' per rispondere a questa circolare che la classe 5ª G  ha scritto una lettera perché l'ultimo giorno di scuola rappresenta, da sempre, uno spartiacque tra quello che è stato e quello che avverrà tre mesi di vacanza più tardi. È il giorno dei sorrisi, degli abbracci e delle lacrime, è il giorno delle aspettative e delle incertezze sul futuro che tutti immaginano. All’appuntamento di martedì loro vogliono esserci, e non 'da remoro'. In questa lettera scritta da Aurora, il desiderio di chi vuole “salvare da questo incendio almeno un’ultima foto con gli occhi sorridenti”.

"Sono una studentessa del liceo Virgilio, frequento il quinto anno nella sezione G.
Frequentare, dopo quest’anno, sembra strano come termine, perché essendo liceale, sono stata ritenuta abbastanza grande e matura da poter restare dietro uno schermo per i tre quarti dell’anno, in pigiama sul letto.
Sono stata ritenuta abbastanza responsabile da poter rinunciare ai miei amici, alle feste, alle uscite per strada, alla notte e ad una socialità a cui sono sempre stata abituata.
Sono stata ritenuta talmente tanto adulta da festeggiare proprio la maggiore età in modo rispettoso delle regole imposte: da sola, in soggiorno, con la mia famiglia.
Sono stata ritenuta così saggia da restare a casa 100 giorni prima dell’esame di maturità, per non parlare del viaggio di quinto che ovviamente è stato scartato da mesi anche dalla lista dei desideri.
Sono stata ritenuta abbastanza concreta da sapere già cosa fare dopo, senza avere la possibilità di fingermi grande e sgattaiolare tra le aule universitarie per capire effettivamente i miei interessi.
Sono stata ritenuta colpevole, quasi come se avessi ucciso personalmente ogni singolo morto di covid, “perché voi giovani..”.
Sono stata ritenuta forte da poter sostenere tutto questo, da poter affrontare una realtà nuova, che però andava vissuta normalmente, come se fossimo tutti sempre stati abituati a fare questo.
Sono stata ritenuta umana, ragazza, adolescente, quando la mia scuola ha capito che i quinti, dopo quasi due anni di distacco, sarebbero dovuti tornare in classe per seguire, studiare, socializzare e vivere la loro scuola.
E ora mi ritrovo ad essere ritenuta apatica, completamente indifferente all’abbandonare quella che è stata la mia casa per cinque anni, il posto che ho vissuto tutti i giorni da quando ne avevo tredici. Perché nel momento in cui si decide a tavolino di impossibilitare i ragazzi a venire a salutare la loro scuola definitivamente, senza alcun tipo di preavviso, li si ritiene macchine, non differenti da quelle che sono state criticate da tutti i professori durante quest’anno di dad.
Io e i miei compagni vorremmo solo essere trattati da quello che siamo: ragazzi, fragili, provati che stanno vivendo un momento assurdo  e che vorrebbero salutare le mura e i professori che ci hanno visto crescere, come si deve. Come avete fatto voi in quinto liceo, come hanno fatto tutti i quinti, fino a quelli dell’anno scorso.
Se lunedì, ma soprattutto martedì, non potrò passare nel cortile del Virgilio, lamentarmi ansimando per i tre piani di scale, né entrare nella mia classe con i miei amici, sarò di nuovo sola davanti ad uno schermo, perdendomi per sempre la possibilità di ritrovarmi l’ultima volta insieme ai miei compagni seduti al banco. Non ci sarà un Venditti da cantare stonatamente tutti insieme, perché ognuno avrà la sua “notte prima degli esami”, visto che non essendoci gli scritti, saremo da soli anche lì.
Ho perso la classe, gli amici, i professori, i ricordi, da un momento all’altro, come un incendio il giorno prima di un trasloco.
Fateci salvare da questo incendio almeno un’ultima foto, in cui venti ragazzi con gli occhi sorridenti e lucidi si salutano nel cortile del nostro amato Virgilio".



Firmato dalla 5ª G
(Scritto da Aurora Aquino P.)

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