Ucraina, il viaggio di Baobab in Moldavia: "Qui aiutiamo chi è rimasto nel limbo della guerra"
Molti dei profughi arrivati nel Paese confinante con il sud dell'Ucraina non vogliono proseguire il loro viaggio: aspettano la fine del conflitto tra alloggi di fortuna e centri d'accoglienza
Un convoglio di tre mezzi diretto in Moldavia, al confine con l'Ucraina, per portare aiuti umanitari ma anche per supportare le autorità locali e le organizzazioni internazionali che si occupano di gestire il flusso migratorio. Sono questi gli obiettivi di Baobab Experience, onlus romana che dal 2015 si occupa di rifugiati e senza dimora e che con lo scoppio delle ostilità nell'Est Europa ha deciso di ampliare il suo raggio d'azione.
Le richieste d'aiuto dai profughi
La missione, guidata dal presidente Andrea Costa e possibile anche grazie al supporto del Joel Nafuma Refugee Center di Roma, è partita la mattina di sabato 26 marzo. A convincere l'organizzazione a muoversi sono state le tante chiamate d'aiuto arrivate in particolare da cittadini stranieri residenti in Ucraina al momento del conflitto.
Stranieri bloccati all'università di Kherson
"Parliamo di studentesse e studenti africani, indiani, mediorientali e cinesi - spiega a RomaToday la portavoce Alice Basiglini - che vivevano nel dormitorio dell'università di Kherson, nella regione meridionale del Paese, non distante da Odessa. Oltre a loro, tante mamme con bambini". Una tipologia di profughi differente da quella che fugge da Kiev e dalle altre zone del conflitto: "Per la maggior parte - continua - non vuole andare in Germania, Francia, Austria o Italia. L'intento è rimanere in Moldavia, aspettare che la guerra finisca e tornare a casa".
"Accoglienza da prendere ad esempio"
Alcuni, con qualche possibilità economica in più, hanno trovato posto negli alberghi e negli ostelli non distanti dal confine. Molti, però, sono ospiti dei centri d'accoglienza: "E devo dire che le condizioni sono inaspettatamente buone - racconta Alice - anzi noi italiani dovremmo imparare. Nonostante sia un Paese extra-Ue, economicamente debole e con una popolazione esigua, si sta comportando egregiamente, anche grazie all'aiuto delle tante organizzazioni internazionali presenti".
Il confine aperto
Una delle prime tappe di Baobab, dopo aver acquistato beni di prima necessità e alimenti da inviare anche in Ucraina, è Palanca, città di confine. "Fa impressione vederlo completamente aperto - scrivono gli attivisti della onlus nel loro diario social su Facebook - in un mondo di muri e barriere sempre alzate. Abbiamo trovato una situazione complessa, con donne, bambini e anziani in fuga dal conflitto e sfollati che, approfittando di momenti di relativa tregua, tornano a recuperare alcuni dei beni più importanti, abbandonati nell'urgenza della fuga".
Anche molti rom tra i rifugiati
Chi fugge dai bombardamenti e dai colpi di mortaio non sono solamente cittadini ucraini e studenti stranieri. Anche azeri, afgani, famiglie rom: "Parliamo di situazioni difficili - continua il racconto dal confine - soprattutto dal punto di vista economico. Per questo abbiamo cercato di indirizzare i nostri sforzi e buona parte delle donazioni ricevute a queste persone". Parlando con le tante donne che varcano il confine e in alcuni casi arrivano fino alla capitale Chisinau, due ore di viaggio da Palanca, le risposte più frequenti sono queste: "Noi restiamo qui in Moldavia, vicini al confine meno distante da casa. Speriamo di tornare presto in Ucraina, speriamo che questa stupida guerra finisca presto e di poter tornare alla nostra vita, dal padre dei nostri figli".
Molti, quindi, restano in sospeso per scelta "col respiro trattenuto", scrive Baobab. "Come se fossero state spinte di forza in una parentesi destinata a chiudersi con la stessa velocità con cui è stata aperta".