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Test di ingresso a medicina, proteste alla Sapienza: “Il numero chiuso ha fallito”

Per gli studenti ingressi scaglionati e dichiarazioni Covid-19 da consegnare, manifestazione davanti al primo ateneo di Roma: “Formazione protegge da emergenza”

“La protezione dall’emergenza è la formazione” - è questo uno degli slogan degli studenti che questa mattina hanno protestato davanti all’Università Sapienza contro il numero chiuso imposto per la facoltà di Medicina e Chirurgia. 

Al via i test anche a Tor Vergata. Davanti agli atenei della Capitale lunghe code: le aspiranti matricole di medicina hanno sfilato ordinate e distanziate, mascherine sul volto. Ingressi scaglionati e dichiarazioni Covid-19 alla mano. Emozione e tensione: il test d’ingresso a non si può fallire. La concorrenza è tanta, in tutta Italia. 

Test ingresso medicina: proteste contro il numero chiuso

“Al test di oggi, ci sono circa 66.500 iscritti, per 13.000 posti disponibili. E'  inaccettabile che venga fatta questa selezione per diventare medico, quando il nostro Servizio Sanitario Nazionale è ancora in grave emergenza per carenza di organico con la pandemia ancora in corso. Le misure miopi intraprese durante il lockdown - afferma Camilla Guarino di Link Coordinamento Universitario - sono emblematiche: in varie regioni d'Italia sono stati chiamati in servizio medici in pensione, medici militari oppure anche medici neolaureati senza un'adeguata formazione”. 

Per i giovani medici poche borse di specializzazione

Si schierano contro ogni barriera di accesso i manifestanti: dal test di oggi al test di specializzazione del 22 di settembre, “a cui parteciperanno 25.000 medici abilitati per soltanto 14.000 borse di specializzazione, limitando ulteriormente il numero di medici”. 

Chiedono che vengano coperte tutte le borse di specializzazione e ripensato il sistema di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia. 

Test di ingresso a medicina: “Selezione iniqua, tutti devono accedere”

“É inaccettabile che uno studente in uscita dalle scuole superiori non possa scegliere liberamente il suo percorso di studi" - dichiara Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti. "I test non valutano realmente la preparazione, ma vogliono selezionare e ridurre in numero i futuri studenti universitari. Il governo deve finanziare realmente l'istruzione pubblica per garantire a tutte e tutti di accedere ai gradi più alti degli studi. La pandemia inoltre ha acuito il meccanismo iniquo del test per cui la facoltà di medicina è più accessibile a chi può permettersi un affitto da trovare in una città definita solo ad ottobre dalla graduatoria, una preparazione al test inficiata dal digital divide ed eventuali corsi di preparazione su cui spesso speculano i privati. Inoltre, a chi si trova nello stato di quarantena gli sarà preclusa la possibilità di partecipare al test.”

“Non possiamo trascurare le mancanze di medici e specialisti che nella pandemia si sono palesate drammaticamente nel nostro Sistema Sanitario, e che in futuro - lancia l’allarme Giacomo Cossu, coordinatore della Rete della Conoscenza - si aggraveranno notevolmente se non ci sarà un ripensamento delle modalità di accesso al corso di Laurea di Medicina e Chirurgia e del concorso di specialità coprendo tutte le borse e  attraverso una programmazione di lungo periodo sui fabbisogni di salute del nostro Paese”. 
 

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