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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Gli striscioni anti Nato al corteo del 25 aprile a Roma

L'Anpi prende le distanze. Nel corso del corteo ribadite posizioni già note anti alleanza atlantica

Lo spazio per le polemiche è stato poco, pochissimo. In un 25 aprile che cade nel pieno della guerra in Ucraina, con la Nato impegnata ad offrire il proprio supporto in armi alla resistenza ucraina, si temeva un corteo dell'Anpi all'insegna delle contestazioni contro Usa e Nato. Posizioni note quelle dei partecipanti al corteo: ogni anno non mancano infatti i cori per chiedere "Fuori l'Italia dalla Nato". E anche quest'anno si è replicato, con giovanissimi ad urlare il proprio desiderio. 

C'è poi lo striscione di Rifondazione comunista, ad esprimere una posizione altrettanto nota: "Basta guerre, contro Putin e contro la Nato". A largo Bompiani invece è comparsa la raffigurazione della morte che imbraccia una falce e indossa come mantello una bandiera degli Usa. Gli organizzatori però hanno chiesto e ottenuto l'immediata rimozione del vessillo. Lo stesso presidente provinciale dell'Anpi Roma, Fabrizio De Sanctis, in piazza per la manifestazione aveva annunciato, non appena appreso dello striscione: "Adesso ce ne occuperemo. Siamo grati agli alleati e alle migliaia di giovani statunitensi morti per la liberazione dell'Italia".

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"I partigiani a quelli del battaglione Azov gli sparavano, altro che regalargli armi", recita un cartello di una manifestante che sfila davanti allo striscione del Partito comunista. E ancora "Stop armi all'Ucraina, Nato e neonazisti non fanno la resistenza, ma guerre di conquista". 

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"Chiediamo un forte intervento diplomatico e siamo contro l'invio delle armi. Crediamo che questa sia una guerra di potere non di popolo. Siamo contro la Nato come lo siamo sempre stati", afferma Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente partito rifondazione comunista. "Esprimo commozione per il bagno di sangue in Ucraina. Ci hanno dato degli equidistanti e questo ci ferisce molto. Abbiamo condannato l'invasione russa. Sentiamo invocare la guerra mondiale da troppe parti, una guerra che in tre ore farebbe più morti della seconda guerra mondiale. Si fermi questa spirale, si ritirino le forze russe, si cerchi la pace, si riaprano i negoziati. Il simbolo dei partigiani non è un fucile ne un carro armato ma un fiore", conclude ancora de Sanctis, dal palco allestito a Porta San Paolo, dove si è concluso il corteo nella Capitale.

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