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Sabato, 20 Aprile 2024
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Dall'ex residence a una vera casa, ora rischia lo sfratto: "Senza il contributo che fine faccio?"

A febbraio Maurizio, 63 anni, ha ricevuto la lettera da parte del Comune che comunica la cessazione del buono casa accordato nel 2015 per uscire dall'emergenza: "Ma in tutti questi anni non ho mai avuto alternative"

Quando è uscito dal CAAT di via del Casale Lumbroso, Maurizio ha pensato che una nuova vita fosse possibile. Dopo tre anni in un monolocale "vivibile" in un centro di assistenza alloggiativa temporanea, potersi trovare un appartamento più spazioso e decoroso grazie al contributo del Comune ha rappresentato una svolta. Adesso, da qualche settimana, Maurizio sa che il contributo non verrà più erogato ed è a rischio sfratto. Di nuovo.

Il contributo per uscire dall'emergenza abitativa

Il buono casa è un contributo stabilito durante l'amministrazione di Ignazio Marino. Con una delibera del 2015, l'allora assessora alle politiche sociali Francesca Danese e quello alla casa Daniele Ozzimo pensarono ad una soluzione per svuotare gli ex residence, strutture fatiscenti e costosissime per le casse comunali. Fino a 800 euro al mese per la locazione e un una tantum di 5.000 euro per cauzione e mobili, se necessario. In molti riuscirono a trovare una casa nel mercato libero e da quel momento iniziarono una nuova vita, col sostegno del Campidoglio. Dopo la sospensione già avvenuta durante la giunta Raggi, con l'assessora Vivarelli che decise di sostituire il buono casa con la misura del contributo all'affitto (560 euro, erogato dai municipi), nel 2020 una memoria tamponò la situazione sancendo che il buono casa accordato fino al 2017 sarebbe durato in totale 8 anni, con scadenza per la maggior parte tra la fine del 2022 e i primi mesi del 2023, ma anche tra 2024 e 2025 per gli ultimi erogati. 

NEL 2020 - Buono casa per i residence, il Comune congela la proroga. La storia: "Da tre mesi senza affitto né informazioni"

La storia di Maurizio, uscito dal CAAT di Casale Lumbroso

Maurizio, che oggi ha quasi 63 anni, dopo essere stato sfrattato da un alloggio di proprietà Inpdap al Portuense per non aver aderito al piano di dismissione dell'ente, era riuscito a trovare un posto in un CAAT, quello di Casale Lumbroso, uno dei più costosi per l'amministrazione capitolina. "Era un tetto sulla testa, non voglio lamentarmi - racconta a RomaToday - ma ogni tanto spuntava qualche 'bacarozzo'. Però me lo ero sistemato, era accogliente". Con la delibera del 2015, però, ha colto l'occasione ed è stato il primo a sfruttarla per uscire dall'emergenza: "Ho trovato un appartamento in zona Giardino di Roma, vicino via di Malafede. Cinquanta metri quadri, una reggia per un uomo solo". Maurizio, disoccupato con reddito di cittadinanza, è divorziato e ha numerosi problemi di salute: "L'affitto è di 600 euro al mese e il Comune mi ha sempre coperto questa cifra - prosegue - io mi occupo del condominio e delle bollette. Adesso, senza buono casa, la proprietaria finirà per sfrattarmi". 

Uno sfratto evitato nel 2019, ma adesso rischia di nuovo

Sfratto che era già arrivato tre anni e mezzo fa, quando il Comune sospese per la prima volta il contributo: "Per fortuna nel 2020 arrivò la memoria di giunta che prorogava il buono - prosegue Maurizio - ma adesso siamo di nuovo nelle stesse condizioni. Ho chiesto alla padrona di casa di aspettare un paio di mesi, magari trovo un'altra soluzione. Ma vedrai che prima o poi mi sfratta, perché un inquilino che paga la stessa cifra e anche di più lo trova in poco tempo". Nella vita Maurizio si è sempre dato da fare: "Ero un impiegato, poi ho perso il lavoro - conclude - e ho vissuto un divorzio. Ho sempre e solo trovato lavori precari e temporanei, purtroppo quando entri in quel vortice non ne esci più, soprattutto se l'età avanza e la salute non aiuta. Ho quasi 63 anni, in strada non voglio finirci. La casa popolare? Sono in graduatoria dal 2012, sto ancora aspettando". 

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