rotate-mobile
Attualità

Boom di contagi e Asl al collasso: a Roma il rientro a scuola è un'incognita

Cristina Costarelli punta il dito anche contro il commissario Figliuolo: "Aveva promesso un maggiore supporto al testing per le quarantene, non abbiamo ancora visto niente"

Mancano 4 giorni al rientro a scuola dopo le festività natalizie, ma la certezza sulle condizioni in cui questo sarà possibile non c'è ancora: i contagi nel Lazio sono progressivamente saliti: quasi 8mila nuovi casi ieri, 2 gennaio, con oltre 4.300 a Roma. Il 25 dicembre nella nostra regione se ne registravano poco più di 4.000. Per questo i presidi sono molto preoccupati.

Boom di contagi al Newton

"In vista del rientro il 7 e il 10 gennaio - spiega a Roma Today Cristina Costarelli, la presidente dei dirigenti scolastici di Roma e del Lazio - ci sono senza dubbio diverse problematiche irrisolte, la più rilevante è quella legata all'aumento vertiginoso dei contagi. Prendo ad esempio il liceo Newton di cui sono dirigente: l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze avevo 3 positivi, mentre a ieri ne ho 20". Quasi sette volte tanto in dieci giorni. Da protocollo, come ricorda Costarelli "le positività le comunichiamo noi dirigenti all'Asl, quando ci informano le famiglie". 

"No a disparità tra vaccinati e non vaccinati"

"Questo è il tema che ci preoccupa maggiormente - prosegue Costarelli - per questo torniamo a chiedere uno screening capillare a tappeto, per sapere già dal giorno del rientro in che situazione ci troviamo. Bisogna innanzitutto individuare le positività asintomatiche". Riguardo a una differente sorveglianza per studenti non vaccinati, la dirigente è molto critica: "Il diritto allo studio va tutelato prioritariamente - sottolinea - e trattare diversamente queste due categorie introdurrebbe una disparità che a scuola non può esserci". Sulla didattica a distanza "siamo nelle mani dell'autorità sanitaria, anche se continuiamo a pensare che si debba privilegiare quella in presenza". 

"Asl al collasso"

Infine la preoccupazione è per il sovraccarico delle Asl, che non riuscirebbero a sostenere il numero di tamponi da effettuare: "Abbiamo un ottimo rapporto con loro - conclude Costarelli - ma c'è stato un momento nel quale non sono riuscite a garantire neanche il T5 cioè quello di uscita dall'isolamento, tanto che invitavano le famiglie a farlo autonomamente. Alla luce dell'incremento dei contagi di queste settimane, ci aspettiamo che le Asl saranno al collasso. E il commissario Figliuolo a fine novembre aveva promesso un incremento importante dei tamponi per le scuole a supporto del testing, cosa che non è ancora successa". 

La decisione di Montino

In provincia di Roma, il comune di Fiumicino già da 24 dicembre ha deciso di tenere chiuse le scuole per il 7 gennaio, con rientro rimandato direttamente a lunedì 10 "visto l'elevato numero di contagi che si registra sul territorio, anche tra la popolazione più giovane" ha fatto sapere il sindaco Esterino Montino. 

Raggi: "Giù le mani dai bambini"

Sulla possibilità di imporre la didattica a distanza ai bambini non vaccinati in caso di contagi in classe, l'ex sindaca e oggi consigliera capitolina Virginia Raggi ha pubblicato un post Facebook molto duro, sul solco di quanto già espresso il 19 dicembre quando si faceva largo l'ipotesi di estendere l'obbligatorietà del green pass anche agli studenti. "Giù le mani dai bambini e dalla scuola - l'attacco della portavoce Cinquestelle -. Se chiude la scuola chiude l'Italia. A nessuno venga in mente di imporre la Dad (didattica a distanza) per i bambini non vaccinati in caso di contagi in classe". In Italia, secondo quanto riportato dalla consigliera, ci sarebbero 3 milioni e 200mila bambini non vaccinati: "Se all'interno delle loro classi ci dovesse essere più di un caso di positività - scrive - sarebbero costretti a restare a casa. I vaccinati, circa 300mila, resterebbero soli in classe con gli insegnanti. Una discriminazione inaccettabile perché la scuola deve essere il luogo dell'inclusione". Una soluzione per Raggi "ingestibile" e che "farebbe acqua da tutte le parti" poiché l'organizzazione risulterebbe difficilissima: "Avremmo classi con 2 bambini su 20 e decine di bambini a casa - spiega Raggi -. Bloccheremmo milioni di famiglie e lavoratori oppure costringeremmo i bambini a stare a stretto contatto per ore con i propri nonni, ovvero coloro che potenzialmente sono più vulnerabili al Covid".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Boom di contagi e Asl al collasso: a Roma il rientro a scuola è un'incognita

RomaToday è in caricamento