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Coronavirus, la classe è negativa al tampone ma deve restare in quarantena: la lettera dei genitori fa cambiare idea alla Asl

E' accaduto in una classe seconda di un istituto del III municipio. I tamponi sono stati effettuati al decimo giorno ma la Asl Roma 1 aveva deciso di prolungare l'isolamento di altri cinque

E' stata necessaria una lettera di denuncia da parte dei genitori di una classe seconda di un istituto comprensivo del III municipio per risparmiare a 17 bambini giorni in più di quarantena. La Asl Roma 1, che lunedì scorso ha deciso di prolungare l'isolamento a 15 giorni nonostante i tamponi di tutti i bambini siano risultati negativi al decimo, ha firmato il nulla osta per il rientro in classe per domani, prima della scadenza di quanto stabilito due giorni fa.

A comunicarlo sono i genitori della classe interessata, contattati da Romatoday che ha letto la lunga lettera inoltrata ieri ai vertici della Asl Roma 1 e per conoscenza alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e all’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. Dopo l’allarme scattato lunedì, di fronte alla decisione della Asl Roma 1 di cambiare linea i genitori si sono detti soddisfatti della reazione dell'azienda sanitaria e sollevati nel constatare che le misure di contenimento del contagio all’interno dell’istituto abbiano funzionato. “La nostra scuola è un’eccellenza”, scrivono. Nonostante la risoluzione positiva della vicenda e il dietrofront della Asl Roma 1 che ha deciso di ascoltare le richiesta dei genitori, la vicenda rappresenta molto bene le difficoltà che stanno vivendo le scuole in questo momento. 

Tutto ha inizio domenica primo novembre quando una docente della classe risulta positiva a un test antigenico rapido. Il lunedì i bambini vanno a scuola e i genitori vengono contattati solo alle 11.30 con la richiesta di ritirare i bambini perché la Asl ha decretato la quarantena. “Interrompiamo il nostro lavoro, chi da casa chi dall’ufficio e andiamo a prendere i nostri figli”, si legge nella lettera. Nei giorni seguenti dalla Asl Roma 1, sia con una comunicazione alla responsabile Covid dell’istituto sia con una riunione con le scuole del III municipio, emerge questa linea: se l’intera classe effettuerà il tampone al decimo giorno e tutti avranno esito negativo sarà possibile rientrare in aula senza il certificato di fine quarantena.

“I bambini nel frattempo fanno quello che possono. Sono chiusi a casa e la scuola attiva da subito la didattica a distanza”. Alcuni genitori, si legge nella lettera, si pongono il dubbio di far fare il tampone ai figli di soli sette anni “per evitare un piccolo trauma” ma alla fine prevale “il senso di responsabilità civico e sociale”. Inoltre, se tutta la classe avesse avuto esito negativo i bambini sarebbero potuti tornare a scuola e molti genitori al lavoro”.

Lunedì 9 novembre l’incubo della quarantena sembra volgere al termine: i tamponi sono tutti negativi, compresi quelli degli insegnanti. “La rappresentante di classe informa la scuola e ogni famiglia invia il certificato medico del pediatra per la riammissione”. Alle 18, però, il quadro cambia: la Asl Roma 1 emana una nuova circolare in cui si scrive che la quarantena può esser sciolta per il ritorno in comunità al 14esimo giorno con certificazione medica o al 10mo con esecuzione del test ma che “invece si predispone il ritorno in classe per tutti i contatti stretti al 15esimo giorno per garantire omogeneità di operatività a scuola ed equità nelle possibilità didattiche”. 

Per i genitori è una doccia fredda anche perché ormai è quasi sera e molti avevano già avvertito il proprio datore di lavoro che sarebbero tornati in servizio. Inoltre non si comprende il motivo della decisione dal momento che i bambini si sono sottoposti al tampone. “Fatto salvo il principio che la garanzia dell’equità di accesso e la tutela della salute sono dei diritti inviolabili”, scrivono in conclusione i genitori, “anche solo un giorno di scuola in più per questi bambini è un bene prezioso da garantire”, scrivono. Inoltre “facendo restare a casa 15 giorni i bambini si aumenta la spesa pubblica degli ammortizzatori sociale e si uccide l’economia e la sostenibilità familiare”. La lettera di denuncia non rimarrà disattesa: domani i bambini tornano a scuola.

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