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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Attualità Esquilino / Via Daniele Manin

Il liceo Albertelli tra abbandoni e polemiche: "Insulti e oppressione, è una gabbia"

Studenti in protesta. Solo quest'anno 90 alunni hanno chiesto di andarsene. Tra loro soprattutto chi ha disturbi di apprendimento. Una mamma: "Si spingono le famiglie a cambiare indirizzo"

Il liceo classico Pilo Albertelli dell'Esquilino continua a far parlare di sè. Dopo le tre occupazioni organizzate da studentesse e studenti a ottobre, dicembre e febbraio, adesso la lente d'ingrandimento è sulla gestione che una parte del corpo docenti e la dirigenza avrebbero tenuto negli ultimi anni nei confronti di alunne e alunni con disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) e bisogni educativi speciali (BES). Per questo e non solo questa mattina, 31 maggio, il collettivo Osa ha organizzato una conferenza stampa di protesta di fronte alla scuola.

Inizialmente a far finire sui giornali l'Albertelli era stato il post di un'insegnante che raccontava del battibecco avuto da una sua collega con una studentessa "rea" di non essere vestita in maniera appropriata. Post ricondiviso da un insegnante di Genova che ha commentato dando della "zoccoletta" alla giovanissima. Putiferio. 

Pochi giorni dopo ecco una nuova polemica, riportata da Repubblica: decine di studentesse e studenti con DSA e BES spinti a cambiare istituto, in alcuni casi con interruzione della frequenza. Addirittura 90 le famiglie che solo nell'anno scolastico che volge al termine hanno chiesto il nulla osta al preside per andare altrove, ovviamente non tutte a nome di alunni con disturbi dell'apprendimento. Un caso attenzionato, così viene riportato, anche dall'ufficio scolastico regionale, più volte sollecitato dai genitori preoccupati. 

Sessismo, pressioni agli studenti più fragili, eccessiva rigidità da parte di alcuni insegnanti: sono queste le motivazioni che hanno agitato le acque della comunità scolastica di via Manin. "La scuola invece di essere inclusiva e accogliente - spiega a RomaToday Giuliana Cioli, pedagogista e mamma di una studentessa dell'Albertelli che ha interrotto gli studi - propone percorsi di reindirizzamento o esternalizzazione, rispetto a quelli che sono dei bisogni inerenti alle aree DSA e BES o situazioni emotive e relazionali che creano fragilità momentanee negli adolescenti. Anche la pandemia ha amplificato queste criticità. La scuola dovrebbe essere aperta a tutti, come garantisce anche la Costituzione, tanto che esistono dei protocolli di accoglienza che si occupano degli studenti con bisogni particolari. Scegliamo un istituto proprio in base a questo, ci aspettiamo linee di intervento precise che non vanno disattese da parte della scuola. Dopo i tanti abbandoni bisogna farsi delle domande, intervenire si può". 

Per il collettivo Osa, che già dai giorni delle occupazioni è al fianco degli studenti del classico dell'Esquilino, l'aria che tira è pesante: "Viviamo un clima oppressivo insostenibile per noi studenti - fanno sapere -  frutto di una 'scuola gabbia' che ci opprime e ci toglie il respiro. Questa è la scuola della competizione, dell'individualismo e dalla valutazione voluta dal MIUR, vero responsabile della situazione". 

Nel giorno della protesta, quella che si definisce una ex alunna dell'Albertelli decide di condividere con i suoi ex compagni e con i militanti di Osa una testimonianza: "Sono un’ex studentessa del liceo classico Pilo Albertelli - inizia la lettera - che, come tanti ha lasciato la scuola per il clima oppressivo che si respirava. Come tanti altri, sono stata considerata elemento fragile e inadeguato al livello della scuola a causa dei miei disturbi". "È inconcepibile - si legge poco avanti - che degli studenti con DSA, BES o altro, debbano subire continui soprusi da parte del corpo docente, che non tutela in nessun modo il benessere dei ragazzi che si trova ogni giorno in classe e anche i referenti DSA e BES, che dovrebbero occuparsi proprio dei bisogni degli studenti, alimentano questo meccanismo, stilando piani didattici personalizzati inadeguati e che poi non vengono rispettati. Questo sistema deve necessariamente cambiare, affinché vengano esercitati ciò che per legge sono i compiti della scuola".

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