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Domenica, 10 Dicembre 2023
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Roma più povera dopo la pandemia: “esploso” il numero delle persone assistite dalle parrocchie

I dati della Caritas diocesana: consegna beni prima necessità incrementata del 600%. Oltre 21mila persone accolte, il 35,3% per la prima volta di cui più della metà under45

Nel maggio del 2019 si erano registrati 23.387 quintali di beni di prima necessità consegnati a fronte degli 80.342 nell’anno 2020: in sostanza un incremento del 345%. E a giugno l’incremento è stato addirittura del 600% rispetto al 2019. E’ questo uno dei dati più emblematici emersi dal Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, promosso dalla Caritas diocesana.

Un documento dal titolo “Nessuno si salva da solo” che raccoglie i dati forniti dai 176 centri di ascolto coordinati dalla Diocesi, 137 punti di distribuzione di alimenti, 13 centri di stoccaggio e cinque Empori della solidarietà.

Povertà a Roma: “esploso” numero delle persone assistite

“Il numero delle persone assistite dalle parrocchie è letteralmente esploso” - si legge nel rapporto sulla povertà a Roma. L’85,9% dei centri di ascolto presenti nelle parrocchie romane ha registrato un’impennata del numero delle persone assistite (che in alcuni casi è arrivato a decuplicare). Anche se la maggior parte delle parrocchie ha visto un aumento fino a 50 persone e in 6 casi l’aumento delle persone assistite è stato addirittura di oltre 500.

Roma in affanno e ancora più povera dopo la pandemia

In una città già “in forte affanno”, dove nel 2019 si registrava “un forte peggioramento delle condizioni di precarietà socio-economica sofferta da un numero sempre maggiore di persone e di famiglie e allo stesso tempo l’allargamento della forbice tra classi sociali, con forti polarizzazioni”, la pandemia da Covid-19 ha fatto il resto.

Sono state 21.160 persone accolte: il 35,3% per la prima volta

Basti pensare che sono state 7.476 le persone che si sono rivolte per la prima volta ai centri di ascolto delle Caritas parrocchiali, il 35,3% del totale, nel corso dei primi nove mesi del 2020. Nel 48,7% dei casi le nuove persone che si sono rivolte ai centri parrocchiali sono italiani, seguiti da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97 nazionalità. Nel 64,4% dei casi, il rappresentante della famiglia che ha varcato per la prima volta la soglia del centro di ascolto è una donna. La suddivisione per classi di età, racconta il rapporto della Caritas, evidenzia che il 54% dei nuovi iscritti sono al di sotto dei 45 anni (4,1% al di sotto dei 25 anni), mentre gli ultrasessantacinquenni sono il 14,7%. 

Pacchi alimentari e buoni spesa per combattere la povertà

I tipi d’intervento messi in campo riflettono quanto evidenziato più su: praticamente  tutti i centri d’ascolto  hanno distribuito pacchi alimentari, in molti casi predisposti con particolare cura e attenzione alle ipotizzabili esigenze degli utenti. Infatti i pacchi alimentari sono stati distribuiti nel 98,8% dei casi, seguiti dalla consulenza per la domanda relativa ai buoni spesa (55,8%), alla richiesta di fondi parrocchiali e diocesani (54,1%), all’assistenza ad anziani soli (25,6%). Quella della solitudine degli anziani è rimasta come problematica strutturali: l’isolamento richiesto dal lockdown ha infatti estremizzato situazioni di abbandono, di malessere, di disagio evidenti per molti anziani (l’assistenza a queste persone registra il 25,6% dei casi), in particolare in quegli ambiti della città in cui il tasso di invecchiamento della popolazione è più avvertito.

Tra gli assistiti precari, stagionali e lavoratori in cassa integrazione

Tra gli assistiti delle risposte si registra un impiego irregolare fermo, seguono i disoccupati di lunga data, lavoratori precari, i lavoratori dipendenti in cassa integrazione, infine gli intermittenti e stagionali in attesa di bonus. Da notare anche una percentuale molto considerevole di pensionati che si sono rivolti alle parrocchie, pari al 51,5%.

“Il lockdown pandemico ha fatto da cartina al tornasole per tante fenomenologie, che in parte già covavano sotto le increspature di superficie della società, ma che erano pronte ad emergere alla prima congiuntura negativa: le fragilità del mercato del lavoro (precari, stagionali false partite Iva, lavoro in nero) avevano già prodotto percorsi esistenziali impegnati già in precedenza e costantemente nello sforzo di bilanciare entrate e uscite”.  Si tratta di quella fascia di popolazione che la Caritas di Roma già definiva nel rapporto sulle povertà dello scorso anno “gli equilibristi della povertà”: persone costantemente in bilico che possono entrare in uno stato di povertà conclamata per una relativamente modesta spesa imprevista per poi magari uscirne appena una piccola opportunità dovesse concretizzarsi. 

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Non solo periferie, anche in centro “allarme povertà”

E se nell'ultimo studio disponibile sulla condizione reddituale nel Comune il municipio con valori più bassi risulta essere il VI con un reddito medio pari al 17.023 euro a fronte di quello medio del II Municipio pari a 38.846,37 euro, sempre il VI Municipio è quello che presenta il più alto indice di disagio sociale, pari a 4,96; gli succedono immediatamente il V Municipio con 2,33 e il IV con 1,87, anche il centro dopo pandemia e lockdown lancia l’allarme. 

A San Giovanni donazioni in calo del 70%

Non nasconde le difficoltà il centro Caritas della Parrocchia di San Martino I Papa dove si è registrato un calo del 70% sulle donazioni di cibo da parte dei parrocchiani e degli abitanti della zona “per paura del contagio o per via dell'incertezza economica” - spiega Don Antonio Pompili.

Il parroco denuncia la necessità di assistere ulteriormente le persone in difficoltà economica, ma che vanno incontro anche a povertà esistenziale, psicologica. “Vediamo arrivare al nostro centro ascolto e di distribuzione di viveri nuove persone in difficoltà economiche: persone ben vestite, molti tra questi giovani, con una casa di proprietà tante volte, che sino a ieri conducevano una vita normale, ma che nel giro di poche ore non sanno di che mangiare, non sanno come pagare l’affitto, non possono pagare le utenze domestiche e che hanno sicuramente bisogno anche di un grande sostegno umano”.
 

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