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Attualità Selva Candida / Via Federico Filippini, 299

Il custode fallimentare chiede l'indennità d'occupazione. Beffa per gli assegnatari di Colle Fiorito

Nel piano di zona decaduto da 2 anni, 19 famiglie devono sborsare fino a oltre 1.000 euro. Vivono in appartamenti che avevano iniziato a pagare con regolare mutuo, poi interrotto dalla banca

Vivono in appartamenti costruiti grazie ad un finanziamento regionale, in un piano di zona decaduto a luglio 2021 perché la cooperativa che ha costruito le palazzine non ha rispettato i vincoli di legge che impongono il prezzo massimo di cessione, da oltre due anni sono sotto la spada di Damocle di una richiesta di pignoramento, avanzata dall'istituto bancario che quindici anni fa ha finanziato l'acquisto degli immobili e adesso devono sborsare fior di quattrini come indennità di occupazione. E' il destino beffardo di quasi una ventina di famiglie che abitano a via Filippini 299, a Colle Fiorito, quadrante nord-ovest della Capitale. 

Il piano di zona Colle Fiorito decaduto e la coop in liquidazione

La storia è stata più volte raccontata dal nostro giornale e ne proponiamo una sintesi: nel 2009 il Comune concede il diritto di superficie per costruire un quartiere di edilizia residenziale economica, la cooperativa Una Casa Insieme accende un mutuo  con Monte dei Paschi di Siena nel giugno dello stesso anno e costruisce le palazzine del piano di zona B48. Nel 2015, però, la coop vende la palazzina costruita ad un altro consorzio e nel 2016 tutti i soci vengono assorbiti, con la coop che finisce in liquidazione amministrativa. Di conseguenza, la banca mette il mutuo in sofferenza, interrompendolo. E iniziano le grane. 

La banca pignora gli immobili: a fine giugno deciderà il giudice

Allo stato attuale gli abitanti di via Federico Filippini 299 sono tutti sotto pignoramento, con il giudice che lo scorso 28 marzo non ha sentenziato sulla legittimità o meno del procedimento ma ha suggerito al Comune di avanzare un'offerta per acquisire la palazzina. Ci sarà un'altra udienza, il 27 giugno, dalla quale gli assegnatari si auspicano esca fuori una sospensiva. Ma sempre da giugno, però, gli stessi dovranno iniziare a sborsare un'indennità di occupazione a favore del tribunale fallimentare, quindi della banca. 

Il custode fallimentare chiede l'indennità di occupazione agli assegnatari

L'istituto vendite giudiziarie di Roma (IGV), infatti, la mattina del 26 maggio ha inviato tramite posta elettronica certificata una richiesta di indennità di occupazione a tutti gli assegnatari di via Filippini, con decorso a partire dal mese di giugno. Non è il Comune, che dovrebbe acquisire gli immobili al patrimonio pubblico, a battere cassa. Ma il custode fallimentare. Si tratta di cifre che vanno dai 500 agli oltre 1.000 euro in base al taglio degli appartamenti. 

"Ho pagato per questa casa, ora devo versare 500 euro al mese"

"Ho pagato quasi 90.000 euro per questa casa - racconta a RomaToday Domizia Troiani, 46 anni - tra anticipi alla cooperativa e mutuo finché ci è stato permesso di pagarlo. Adesso, che sono disoccupata e separata con due minori a carico, mi chiedono 508 euro di indennità per 65 mq commerciali di casa? Una casa costruita in convenzione, con i soldi della Regione e di cui sono assegnataria?". Scorrendo la tabella dei prezzi inviata agli assegnatari e che RomaToday ha potuto visionare, l'IGV ha calcolato l'indennità in base ai prezzi dettati dall'OMI, l'organismo che stabilisce ciclicamente i valori del mercato immobiliare. Il risultato è che la valutazione è di 8,50 euro al mq al mese. Ci sono assegnatari, con appartamenti da 133 mq, che dovranno riconoscere al custode fallimentare 1.138 euro per i prossimi 7 o 8 anni. "Ma se avessi proseguito a pagare il mutuo - continua Domizia - avrei finito prima, perché la cifra finanziata era più bassa". 

L'udienza decisiva del 27 giugno e il ruolo del Comune

Insomma, oltre al danno la beffa. Al momento gli assegnatari stanno inondando il dipartimento patrimonio di richieste di accesso civico generalizzato agli atti per chiedere come mai non sia stato ancora acquisito l'immobile e sperano nel pronunciamento positivo del giudice durante l'udienza fissata per il 27 giugno. Un intervento del Comune, che in sede processuale potrebbe presentare un'offerta alla banca, sarebbe risolutivo. Gli assegnatari aspettano. 

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