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All’Isola Tiberina ambulatori aperti ai pazienti più fragili: nella fase pilota già accolte 170 persone

Presentato il progetto dell’ospedale Gemelli Isola Tiberina, Sant’Egidio e Deloitte: pazienti di 30 paesi hanno già avuto accesso alle cure

Favorire il diritto alla salute ampliando l’offerta del servizio sanitario ai pazienti con particolari fragilità. E’ questo l’obiettivo perseguito dal progetto “San Bartolomeo” presentato sabato 27all’Ospedale Gemelli Isola Tiberina, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio e con Deloitte e Fondazione Deloitte.

Già assistite 170 persone

L’iniziativa, di cui è parlato nell’aula magna dell’Ospedale che i romani conoscono come Fatebenefratelli, ha conosciuto una “fase pilota”  iniziata nel gennaio 2023. Da allora più di 170 utenti hanno avuto accesso agli ambulatori di ginecologia, ostetricia, senologia e odontoiatria. I servizi clinici sono rivolti a persone provenienti da più di 30 Paesi, tra cui Perù, Ucraina e Siria, colpiti da conflitti o da altre emergenze, persone per le quali è difficile, se non impossibile, accedere alle cure, e a cittadini italiani in condizioni di fragilità.

Accoglienza ed umanità

“Il progetto San Bartolomeo vuole essere l’espressione chiara dei valori di umanità, accoglienza e ospitalità che, da sempre, muovono coloro che operano nell’ambito della sanità cattolica, proprio perché sono alla base della missione che, nel corso dei secoli scorsi, ha portato numerosi e illuminati (ma direi anche coraggiosi) cattolici ad impegnarsi per creare e gestire strutture di cura e assistenza ai malati.” ha spiegato Paolo Nusiner, presidente dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina. “L’iniziativa nasce proprio con questa ambizione e, in tale contesto, si è rivelata fondamentale la collaborazione con due partner d’eccellenza come la Comunità di Sant’Egidio e Deloitte, con cui condividiamo uno dei principali valori che guida il progetto, ovvero quello dell’inclusione sociale”.

Una sinergia per sostenere le persone fragili

“Nell’ascolto delle persone che si sono rivolte ai centri della Comunità di Sant’Egidio - ha dichiarato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio - abbiamo rilevato un bisogno di informazione e di aiuto relativo alla salute: molti tra loro non avevano avuto accesso ai servizi sanitari da molto tempo e presentavano diverse patologie, anche gravi, non adeguatamente trattate. E' quindi assolutamente necessario sostenere e accompagnare chi è più fragile nel suo percorso di cura. Il Progetto San Bartolomeo, frutto di una positiva sinergia tra Sant'Egidio, il Gemelli Isola Tiberina e Deloitte, vuole essere una risposta solidale per difendere la salute, la prevenzione e l’accessibilità alle cure. Speriamo che iniziative simili si possano moltiplicare allargando il numero di persone che in questo modo potranno usufruire del diritto, che è di tutti i cittadini, alla salute”.

Un accesso equo alle cure

“Vogliamo affrontare le grandi sfide sociali del nostro tempo attraverso iniziative concrete - ha sottolineato Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia - Con la partecipazione al Progetto San Bartolomeo il nostro network ribadisce questo impegno, puntando a promuovere un equo accesso a cure di qualità per tutti, a prescindere dallo stato socio-economico, dal genere di appartenenza, dalla provenienza geografica. Già da tempo, a livello globale, stiamo sviluppando collaborazioni tra soggetti appartenenti a diversi settori per affrontare le disparità presenti nei sistemi sanitari nel mondo. Crediamo fortemente in questi progetti ad alto impatto sociale per continuare a essere attori protagonisti di un cambiamento imprescindibile”.

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