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Al Nomentana Hospital oltre cento contagi, la clinica chiude i reparti: 250 in cassa integrazione

Nella storica casa di cura di Fonte Nuova, ex centro Covid, sindacati sul piede di guerra: “In emergenza si fa a meno di operatori e posti letto. No a catastrofe sociale”

I contagiati dal Covid-19 hanno superato quota cento: così il Nomentana Hospital si è trasformato in una sorta di focolaio. I numeri forniti dai sindacati parlano chiaro: dall’inizio della seconda ondata, subito dopo l’estate, sono in tutto 46 gli operatori risultati positivi al Coronavirus, 11 sono fortunatamente già guariti. Ben 96 invece i pazienti positivi, con 22 negativizzati. 

Nomentana Hospital: i contagi superano quota cento

Una situazione che desta allerta, soprattutto dopo i trascorsi del Nomentana Hospital: la struttura sanitaria di Fonte Nuova infatti, a fine marzo, dopo il riscontro di ventidue persone positive, è stata tra le prime ad essere convertita in centro Covid a bassa intensità. Li sono anche stati trasferiti 49 pazienti dalla Casa di Riposo Maria Immacolata di Nerola, all’epoca seconda cittadina del Lazio dopo Fondi ad essere “zona rossa” e finire in isolamento totale dei confini. 

E la pandemia da Coronavirus al Nomentana Hospital torna a far paura. L’amministrazione della casa di cura di Fonte Nuova ha deciso di chiudere alcuni reparti: stop alla riabilitazione, alla lungodegenza e ai ricoveri ordinari. Nessuna riconversione in vista: così 250 operatori sanitari sono finiti in cassa integrazione. Un’emergenza nell’emergenza. 

La clinica di Fonte Nuova chiude i reparti: 250 in cassa integrazione

“Un vero e proprio paradosso” - tuona Antonio Cuozzo, della Sanità Privata Cisl Fp Roma e Lazio. “Proprio quando l’intero sistema ha bisogno di operatori sanitari il Nomentana Hospital li destina al Fis (Fondo Integrazione Salariale), mentre c’è bisogno di posti letto si chiudono interi reparti”. 

Sotto accusa anche l’unità di crisi all’interno della clinica: “Dopo la terribile esperienza della prima ondata in cui non si era oggettivamente preparati ad un’emergenza di tale portata, che presso il Nomentana Hospital ha portato all’istituzione della zona rossa in virtù del picco di contagi tra utenti e personale, non riteniamo possibile che ci siano ancora tali mancanze organizzative e gestionali, soprattutto per ciò che concerne i lavoratori” - hanno scritto in una nota i responsabili della Sanità Privata di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. 

“Non è pensabile che con l’anticipo del 90% del budget erogato dalla Regione Lazio, il Nomentana Hospital si lavi le mani rispetto alla situazione attuale, mettendo a repentaglio il futuro di 250 lavoratori e senza contribuire alla gravissima emergenza sanitaria in atto”. 

È allarme per la seconda ondata, l'ex centro Covid chiude i reparti: 250 lavoratori in cassa integrazione 

Al Nomentana Hospital personale in stato di agitazione: "No a catastrofe sociale"

Una struttura sanitaria nella quale i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale. Domani l’audizione in commissione Santà della Regione Lazio: “Bisogna scongiurare una vera catastrofe sociale” - dicono i sindacati. 

“Non si possono lasciare soli gli operatori che sono sempre stati in prima linea nell’emergenza: occorre agire su prevenzione e cura dei pazienti, fronteggiare il problema dell’occupazione e superare lo stallo. Chiediamo continuità lavorativa - aggiunge Cuozzo - e maggiore tutela, per i pazienti e chi opera”. 

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