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VIDEO | La discarica di Monte Carnevale, così è nata Malagrotta 2: tutti sapevano, nessuno ha fatto quel che doveva

L'autorizzazione in Regione per lo smaltimento d'amianto, le volumetrie per il percolato e le prime proteste del 2018. Poi a fine 2019 la decisione della sindaca Raggi di fare qui la discarica di Roma. Anni di proteste e di momenti in cui le decisioni potevano essere bloccate o riviste. Nessuno però ha dato ascolto ai cittadini

“Tutto come previsto”. Emanuela D’Antoni del comitato Valle Galeria Libera non ha dubbi. E lo dice di fronte a quell’invaso che sta monitorando ormai dal 2018, quando la prima richiesta di autorizzazione fu formulata dalla Regione Lazio per accogliere amianto. Poi inerti, con quella volumetria di smaltimento per il percolato che ha fatto subito insospettire potesse accogliere rifiuti urbani. Condizione confermata quando il 31 dicembre del 2019 la giunta guidata da Virginia Raggi ha indicato proprio in Monte Carnevale il sito per il conferimento della immondizia di Roma.

E come dare torto agli abitanti che ormai da oltre un anno manifesta contro al creazione di “Malagrotta 2”, in una zona chiesta pochi metri dai confini della riserva naturale di Macchia Grande e con un forte rischio idrogeologico, tanto che Giacomo Giujusa, consulente ed ex assessore all’Ambiente del XI municipio, ha inviato una petizione all’Unione Europea: “Accolta e su cui continueranno a monitorare”.

La bufera giudiziaria che ha per protagonista la dirigente regionale Flaminia Tosini, e l’annuncio di Virginia Raggi sul “ritiro della delibera su Monte Carnevale”. “Ormai è tardi perché è partito l’iter regionale", dice Marco Cacciatore, ex grillino oggi sui banchi della Pisana per Europa Verde, firmatario di un esposto alla procura della Repubblica che gli costò la sospensione dal Movimento cinque stelle. “La sindaca non ha voluto ascoltare chi gli chiedeva di fare un passo indietro su Monte Carnevale - continua Cacciatore -. ma a ridosso delle elezioni e con l’inchiesta giudiziaria si fa avanti, ma non serve più”.

Mentre gli abitanti promettono battaglia: “Non ci fermeremo - conclude D’Antoni -. Pronti ad impugnare tutte le pronunce del Tar e a fare nove azioni legali se la Regione andrà avanti su questa discarica”.

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