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Martedì, 16 Aprile 2024
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I mezzi pubblici a Roma non sono sicuri: 7 donne su 10 sono state molestate

Il dato emerge da un'analisi fatta da "Road to 50%", che ha somministrato oltre 1.800 questionari tra aprile e luglio 2021. Il Comune: "Lavoriamo a campagna di comunicazione con Atac"

Le donne non si sentono libere di utilizzare i mezzi pubblici a Roma. Il motivo? Ce ne sono diversi: la percezione della poca sicurezza, le molestie subite o a cui hanno assistito, lo scarso controllo all'interno delle metro o la poca illuminazione e l'isolamento di alcune fermate dell'autobus. L'analisi del disagio è stata messa nero su bianco dall'associazione "Road to 50%" durante l'ultima commissione capitolina Pari Opportunità, con la presentazione dei risultati di un questionario distribuito a oltre 1.800 utenti, donne e uomini. 

Sette donne su dieci molestate sui mezzi pubblici

Il primo dato che emerge è quello che dà la dimensione del problema: quasi il 70% delle partecipanti ha dichiarato di aver subito molestie, fenomeno che ha coinvolto anche il 7,7% degli uomini. E tra le donne, la maggior parte (83,3%) afferma di aver assistito a molestie e/o averle subite, così come il 42,5% degli uomini. Solo il 16,3% delle donne dichiara non essersi mai accorte di molestie, contro il 57,3% degli uomini che evidentemente hanno una percezione e un'attenzione differenti rispetto al problema. 

Fermate poco illuminate e isolate

Ma cos'è che, per chi ha partecipato alla ricerca, renderebbe più sicura una fermata del trasporto pubblico? Sicuramente una maggiore illuminazione dell'area, con oltre il 70% di preferenze sia tra le donne sia tra gli uomini. E per le prime, viaggiare in compagnia rappresenta un ottimo deterrente per la paura (51%). 

La mappa dei luoghi meno sicuri

L'analisi di "Road to 50%" permette anche di mappare il fenomeno delle molestie sui mezzi pubblici. Dalle oltre 1.800 risposte ricevute tra aprile e luglio 2021, è emerso che sono oltre 150 le fermate tra bus (il mezzo più preso), metro e tram che a Roma dovrebbero essere più sicure, ma in particolare è Termini quella che spaventa maggiormente, citata 86 volte nei questionari. Segue Anagnina (53 volte), Tiburtina (25) Quintiliani (22), Arco di Travertino (18), Vittorio Emanuele (15), Cornelia (14) e ultima stazione Trastevere 13 volte. 

Una campagna di comunicazione con Atac

"Il nostro è stato un lavoro diffuso in diverse città, anche a Milano - spiega a RomaToday Arianna Vignetti, presidente dell'associazione - e fa parte di un percorso che a breve diventerà una campagna di comunicazione con cartellonistica dedicata in tutta la città. Stiamo definendo la veste grafica, aspettiamo le autorizzazioni del caso e poi sarà Atac a occuparsene". L'iniziativa è solo una delle diverse attività che "Road to 50%" porta avanti: "L'obiettivo dell'associazione - continua Vignetti, neolaureata di 24 anni - è quello di aumentare la presenza delle donne ai vertici sia imprenditoriali sia della vita pubblica, per questo organizziamo in tutta Italia corsi di formazione politica e questione di genere per donne e uomini e stiamo per presentare un programma in I Municipio". Un lavoro, quello di "Road to 50%", scelto dalla piattaforma web "Fai la Storia" (progetto lanciato da Riccardo Pirrone, il social media manager di Taffo e Renato Scattarella) tra 1.600 idee e proposte di attivisti, startupper, innovatori, ecologisti, comunicatori, sportivi e associazioni. Grazie a questo connubio l'agenzia creativa Kirweb di Pirrone ha realizzato la campagna di comunicazione che vedremo in giro per Roma nei prossimi mesi. 

Cicculli - Zannola: "Pronti a lavorare per contrastare sessismo diffuso"

"È innegabile che esista un problema di molestie e violenze nei confronti delle donne sull'autobus o in metropolitana - hanno commentato Michela Cicculli e Giovanni Zannola, rispettivamente presidente della commissione Pari Opportunità e Mobilità - , come evidenziano i dati elaborati nei 1800 questionari somministrati da Road to 50%. Gli assessorati e le commissioni interessati sono pronti a lavorare con Atac per contrastare questa forma di sessismo così diffusa, promuovendo un sostanziale cambio culturale. Non servono vagoni riservati, ma un clima di attenzione e collaborazione anche sui mezzi pubblici con campagne e iniziative di sensibilizzazione che spingano non solo a reagire agli abusi rivolgendosi ai centri antiviolenza. Vogliamo rompere il muro dell'indifferenza ancora così presente di fronte a certi comportamenti gravi e inaccettabili. Presto un tavolo di lavoro con tutti i soggetti coinvolti".

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