rotate-mobile
Attualità

Bocciati da un giudice di Roma "padre" e "madre" sulla carta d'identità. La vittoria di due mamme

Un giudice del tribunale civile ha dato ragione a due madri che chiedevano di vedersi riconosciute il ruolo di "genitori" sulla carta d'identità della figlia. Il Viminale, però, lavora a un nuovo decreto

Non hanno fatto in tempo a gioire della vittoria in tribunale, che le due mamme che si erano appena viste riconoscere il diritto di risultare sulla carta d’identità della figlia come “genitori” devono già fare i conti con la resistenza del Viminale.

La vicenda di Sonia - questo il nome della madre biologica della bambina - e della compagna si intreccia saldamente con il decreto del 31 gennaio 2019 dell’allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, con cui veniva modificato quello del 23 dicembre 2015 che disciplinava le modalità di emissione della carta d’identità elettronica.

La sentenza del triibunale di Roma: il decreto del 2019 è "viziato da eccesso di potere"

Il decreto del 2019 di fatto imponeva alle coppie omosessuali di identificarsi sulle carte d’identità dei figli minori come “padre” e “madre”, e non più come “genitore 1” e "genitore 2". Contro il decreto si era schierato anche il Garante della Privacy, e Sonia e la compagna, nel vedersi negare la carta d’identità per la figlia salvo apporre la dicitura "padre" e "madre", avevano deciso di dare battaglia rivolgendosi prima al Tar e poi al tribunale civile di Roma, cui gli stessi giudici amministrativi avevano rimandato.

Ed è stato proprio un giudice del tribunale civile di Roma a dare ragione alle due donne, definendo il decreto di Salvini “viziato da un evidente eccesso di potere” e in aperta violazione delle norme comunitarie". E dando il via libera alla dicitura "genitori" sulla carta d'identità della bambina.

"Indicare una delle due donne - la madre biologica o quella adottiva - come 'padre' potrebbe configurarsi come reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico. Il ministero dell’Interno non ha potuto fare altro che accogliere la disposizione del tribunale, segnando un deciso avvicinamento della burocrazia alla realtà di un’Italia in cui vivono anche migliaia di famiglie composte da due padri o due madri - è stato il commento di Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, e di Mario Mieli, il presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - Chiediamo che le istituzioni si impegnino a tutelare i minorenni e a garantire la dignità dei nuclei famigliari cui appartengono, evitando di sovrapporre la propria ideologia e soprattutto di negare diritti basici allə cittadinə italianə. Non esistono e non esisteranno mai famiglie di serie B, è un punto fermo su cui la comunità LGBTQIA + e la società civile progressista non possono cedere di un millimetro”.

Il botta e risposta tra Salvini e le madri della bimba

La notizia ha immediatamente suscitato la reazione dell’attuale ministro delle Infrastrutture, che su Twitter ha tuonato: “Usare sulla carta d’identità le parole padre e madre (le parole più belle del mondo) secondo il tribunale civile di Roma sarebbe una violazione delle norme comunitarie e internazionali, da qui la decisione di sostituirle con la più neutra parola “genitore”.  Illegali o discriminanti le parole mamma e papà? Non ho parole, ma davvero”.

Alla presa di posizione di Salvini ha replicato la stessa Sonia, con una lettera aperta in cui sottolinea come “padre e madre sono le parole più belle del mondo. Sono d’accordissimo con lei, ma non rappresentano noi e la nostra situazione familiare”, ricordando le difficoltà affrontate per arrivare a vedere riconosciuto a lei e alla compagna il ruolo legittimo: genitori della bimba, nata con la fecondazione assistita in Grecia e formalmente adottata da entrambe.

Il Viminale lavora a un nuovo decreto, il Comune frena

Tra il botta e risposta tra Sonia e Salvini si inserisce la posizione del Viminale, che sta studiando la sentenza con cui il tribunale impone la registrazione della bambina all’Anagrafe con la dicitura “genitori”. Non per darle attuazione, sembrerebbe ma per capire se vi siano gli estremi per bloccarla. Con un ricorso - i cui tempi sarebbero però molto lunghi - o con un nuovo decreto che sostituisca quello del 2019 ritenuto “viziato”, mantenendone però i principi.

Da qui l’appello che Sonia ha rivolto a Salvini e al resto del governo di centrodestra: “Non riesco a comprendere come la nostra richiesta minacci la famiglia tradizionale”, sottolinea la donna. Che con la compagna resta in attesa: la giunta dem del sindaco Roberto Gualtieri, pur volendosi adeguare alla sentenza, deve comunque attendere le indicazioni da parte del ministero per cambiare i moduli, e tutto resta congelato.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bocciati da un giudice di Roma "padre" e "madre" sulla carta d'identità. La vittoria di due mamme

RomaToday è in caricamento