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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lucha y Siesta: slitta il processo sull'occupazione abusiva

Imputata la presidente della casa delle donne per l'occupazione dell'immobile del Tuscolano, messo all'asta nell'ambito del concordato Atac

“L’antiviolenza non si processa”: questo l’urlo con cui le attiviste della Casa delle donne Lucha y Siesta hanno manifestato martedì davanti al tribunale di Roma, nella giornata in cui si è tenuta l’udienza che vede imputata la presidente con l’accusa di occupazione abusiva dell’immobile di via Lucio Sestio, al Tuscolano, precedentemente di proprietà dell'Atac e dal 2008 sede dell’associazione.

Attiviste e attivisti, operatori e operatrici, sostenitori e sostenitrici dell’associazione si sono dati appuntamento a piazzale Clodio proprio per protestare contro la decisione di rinviare a giudizio la presidente e di portare la questione in aula: “Essere qui è la sconfitta delle istituzioni - ha detto la senatrice Ilaria Cucchi, anche lei presente al presidio - istituzioni che perdono quando, per far fronte alle loro lacune, si servono delle associazioni antiviolenza senza riconoscerne il ruolo fondamentale". 

L'immobile del Tuscolano era stato inserito nel concordato per il recupero del debito Atac, e la municipalizzata del Comune avrebbe dovuto vendere il palazzo entro la fine del 2021, di fatto “sfrattando” l’associazione. Tra la fine del 2017 e il 2018 la questione era approdata in tribunale, tre anni dopo l’immobile era stato messo all'asta e alla procedura aveva partecipato la Regione, che lo aveva alla fine acquisito andando incontro alle richieste dell’associazione.

“Lancio un appello alla Regione Lazio -  ha detto Cucchi - affinché si attivi per sostenere e tutelare questa esperienza". Alla manifestazione di martedì mattina hanno partecipato anche rappresentanti di realtà attive nella battaglia per la tutela dei diritti delle donne e contro la violenza di genere, come Be free cooperativa, Differenza donna, Casa Internazionale delle Donne, Aps Scosse, Ponte donna, ActionAid, Aidos, Non Una di Meno e la rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re.

“Vogliamo la chiusura del procedimento in corso e il riconoscimento di una storia unica che è ormai emblema di tutta la città - concludono da Lucha y Siesta - vogliamo fondi per il sistema antiviolenza che combatte ogni giorno con carenze strutturali ormai inammissibili la cui risoluzione non può attendere oltre. L'udienza è stata rinviata al 26 aprile ma l’urgenza di agire, prendere parola e finalizzare il riconoscimento in Regione Lazio di Lucha y Siesta rimane”.

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