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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lucha Y Siesta sotto processo per l'occupazione dell'immobile al Tuscolano

Prima udienza il 10 gennaio e in concomitanza le attiviste hanno convocato una conferenza stampa proprio davanti al tribunale a piazzale Clodio. Sarà presente la senatrice Ilaria Cucchi

Dall'acquisto dell'immobile da parte della Regione, deliberato ad agosto 2021, al processo per occupazione. Non c'è pace per "Lucha y Siesta", l'associazione che dal 2008 si trova all'interno di un palazzetto di via Lucio Sestio al Tuscolano, precedentemente di proprietà dell'Atac. Proprio questo "dettaglio" mette a rischio l'associazione e mette di nuovo in fibrillazione le attiviste della Casa delle donne che un anno e mezzo fa pensavano di aver chiuso ogni vertenza e poter pianificare il futuro serenamente.

Il processo a carico di Lucha y Siesta per l'occupazione di via Lucio Sestio

Martedì 10 gennaio, invece, inizierà a piazzale Clodio il processo a carico della presidente dell'associazione, che dovrà rispondere dell'occupazione dello stabile al numero 10 di via Lucio Sestio. L'immobile era stato inserito nel concordato per il recupero del debito Atac. L'azienda municipalizzata avrebbe dovuto vendere il palazzo entro la fine del 2021. E così ha fatto, mettendolo all'asta: asta alla quale ha partecipato la Regione (alla terza seduta, il 5 agosto) dopo una serie di atti e una campagna di mobilitazione che ha sortito gli effetti sperati dall'associazione. Prima che tutto questo si concretizzasse, però, Atac aveva innescato il filone legale, tra la fine del 2017 e il 2018. 

In 14 anni circa 1.200 donne assistite e oltre 140 ospitate

"L'Associazione Casa delle donne Lucha y Siesta - scrivono le attiviste - è chiamata in tribunale per l'occupazione dell'immobile di Via Lucio Sestio, dove centinaia di donne hanno trovato una casa, un lavoro, un luogo di ripresa sicuro. Nonostante una precedente assoluzione per la medesima ipotesi di reato, nonostante l'acquisto dell'immobile da parte della Regione Lazio, la giustizia procede agendo una finzione che scarica su una sola persona (la presidente dell'Associazione) la responsabilità di decine di attiviste e centinaia di persone che hanno per anni operato gratuitamente a favore delle donne che qui hanno trovato una stanza tutta per sé e della comunità che in essa si identifica". Nello specifico, in 14 anni la casa delle donne del Tuscolano ha supportato circa 1.200 donne, ospitando oltre 140 di loro e 62 minori. "Da un punto di vista economico - si legge in una stima fatta dall'associazione - , l’esperienza della Casa delle Donne Lucha y Siesta ha già fatto risparmiare all’amministrazione capitolina circa sei milioni e mezzo di euro". 

La conferenza stampa a piazzale Clodio alle 10 del 10 gennaio

"E' ancora possibile unire una storia unica con una pratica da replicare - prosegue l'appello dell'associazione, che il 10 gennaio alle 10 ha convocato una conferenza stampa a piazzale Clodio, di fronte alla sede del tribunale -. Per stare dalla parte di chi combatte per i diritti di genere e i diritti umani, dalla parte di avvocate, psicologhe, operatrici delle reti antiviolenza che sentono di essere criminalizzate per identificarsi con ciò che Lucha y Siesta è oggi. Per ribadire che le pratiche femministe, transfemministe e laiche sono le uniche in grado di contrastare la violenza di genere perché nate nelle lotte per l'autodeterminazione e la libertà". All'iniziativa prenderà parte la senatrice di SI Ilaria Cucchi, Action Aid, Non Una di Meno, Donne in rete contro la violenza, Differenza donna, BeFree, Casa Internazionale delle donne, Scosse, Ponte donna e Aidos.

SCE: "L'antiviolenza non si processa, Lucha Y Siesta è patrimonio comune"

"Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla conferenza stampa di Lucha y Siesta". L'appello è firmato dai consiglieri capitolini di Sinistra Civica Ecologista, Michela Cicculli e Alessandro Luparelli, che proseguono: "L’accusa riguarda l’occupazione dell’immobile di via Lucio Sestio dove in 14 anni centinaia di donne hanno trovato casa, rifugio, sostegno, lavoro per uscire da situazioni di violenza - si legge nella nota -. L’antiviolenza non si processa. Lucha y Siesta è oggi un patrimonio comune. È responsabilità collettiva difenderla e sostenerla".

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