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Attualità Centro Storico / Via Margutta, 54

Via Margutta: proprietario di un immobile da 32 anni, ancora non ne entra in possesso

La inverosimile vicenda del signor Giuseppe Di Pietro, intrappolato nelle maglie della burocrazia

Una vicenda giudiziaria che ha dell'inverosimile, una vicenda che ha visto protagonista un cittadino romano intrappolato nelle maglie della burocrazia che ad oggi a 32 anni da quando ha avuto avvio ancora non si conclude.

Giuseppe Di Pietro, è il legittimo proprietario di un immobile posto al piano terra in via Margutta 54 dal 1984. Quando il signor Di Pietro ha acquistato l'appartamento era stato dato in affitto ad Assen Peikov, un artista bulgaro deceduto nel 1973.  All'acquisto dell'appartamento da parte del signor Di Pietro questo era abitato dal figlio dell'artista.

Il signor Di Pietro inizia così la procedura di sfratto avverso l'effettivo inquilino: Rodolfo Peikov. Siamo già a Gennaio 1987 quando il pretore di Roma dichiara finito il contratto di Locazione e intima al figlio di Assen Peikov di lasciare la casa di Via Margutta entro e non oltre il 30 Novembre dello stesso anno.

Ottenuto lo sfratto esecutivo però nel 1989, a firma dell'ex Ministro dei Beni Culturali e ambientali Ferdinando Facchiano venne depositato un documento che vincolava l'immobile a Via Margutta  definito "Bene tutelato e sottoposto a vincoli previsti dalla Legge 1089/1939", a seguito di una relazione di alcuni ispettori ministeriali mandati.

Se da una parte in tutti questi anni la magistratura ha riconosciuto il pieno diritto del signor Di Pietro a entrare in possesso della sua casa, dall'altra parte il Ministero dei Beni Culturali ne ha bloccato il processo di acquisizione con una motivazione semplicissima: questo locale usato dall'artista era un' officina artigianale, come tale ha uno status giuridico di bene artistico da salvaguardare. 

immagini della casa in via margutta

Sono trascorsi così 32 anni, tra un'aula giudiziaria e l'altra, per il Signor di Pietro che tutt'ora non riesce ad entrare in possesso dell'immobile. L'ultima speranza è affidata al Tar che, riunitosi il 13 Novembre deciderà nuovamente sulla necessità o meno di questo vincolo di inamovibilità dei beni contenuti nell'appartamento in via Margutta.

"L'appartamento ad oggi è completamente in malora, disabitato da decenni, non si capisce quale rilievo artistico possa essere attribuito ad una casa che crolla a pezzi. Ci sono 86 bozzetti e una statua di gesso di Ava Gardner ad opera di Peikov, sono disposto a pagare un deposito pur di riuscire finalmente ad entrare in casa mia", racconta sfiduciato il signor Di Pietro che continua " Ho fatto valutare le opere dai galleristi, non hanno alcun valore. Mi sono rivolto a tutti i Ministri dei Beni Culturali che si sono succeduti in questo trentennio: da Sandro Biondi a Giancarlo Galan, da Lorenzo Ornaghi a Massimo Bray fino a Dario Franceschini e all'ultimo ministro Grillino Alberto Bonisoli. Il silenzio assoluto, ma non mi arrendo. Ho scritto anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella".

Ad oggi, si attende dunque a giorni l'ennesima sentenza del tar del Lazio avverso il Ministero dei beni Culturali. "Ce la farò a rientrare in possesso di casa mia,com'è noto le sentenze del Tar costituiscono titolo esecutivo. Se, poi,  riuscirò ad ottenere un risarcimento per i danni subiti in questi lunghi anni vorrò devolvere il ricavato all'Ospedale Bambin Gesù", conclude questa volta con un barlume di speranza il Signor Di Pietro.
 

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