Coronavirus, 30 positivi nella Rsa: contagi partiti da operatrice socio sanitaria no vax
Roberto Agresti, responsabile della casa di Riposo e Riabilitazione di via Venezia a Fiano Romano: "Quando sarà finita questa cosa, qui dovranno esserci solo operatori vaccinati"
Sono 30 i positivi riscontrati, secondo i dati della Asl Roma 4, nella Casa di Riposo e Riabilitazione di via Venezia a Fiano Romano, dove qualche giorno fa è scoppiato un focolaio di coronavirus. Di questi, 27 sono anziani pazienti e 3 sono operatori. Un caso, questo, che in poche ore ha fatto il giro della provincia di Roma, del Lazio e d'Italia.
A scatenare lo sciame di contagi, sarebbe stata un'operatrice socio-sanitaria che, nei giorni scorsi, non si era voluta far vaccinare. E non sarebbe l'unica perché, l'inoculazione, gli Oss della struttura l'hanno rifiutata in massa, "per paura".
Quando i primi di gennaio i vaccinatori della Asl erano venuti nella "Casa di riposo e riabilitazione" di Fiano Romano, il titolare Roberto Agresti non ha voluto imporre nulla a nessuno, ma la delusione per la mancata vaccinazione dei suoi dipendenti c'è: "Quando è venuta la Asl per la prima dose, anche io ho fatto il vaccino proprio per dare l'esempio. Credo che chi fa l'operatore sociosanitario, l'infermiere o opera in questi contesti, dovrebbe proteggere se stesso ma anche gli altri. Spero che il presidente Draghi faccia questo decreto al più presto. Anzi secondo me andava fatto prima. Quello che è successo qui da me sarebbe stato molto più contenuto", dice lasciando intuire di volere appoggiare l'obbligatorietà al vaccino per chi opera in ospedali, rsa o case di riposo.
Rispetto ai dipendenti che hanno rifiutato la prima dose, il responsabile della struttura aggiunge: "Gli operatori qui lavorano tanto, non posso dire nulla contro di loro e ora sono molto dispiaciuti per l'accaduto. Abbiamo nuovamente sensibilizzato tutti a vaccinarsi e qualcuno nel frattempo lo ha fatto, ma quando sarà finita questa cosa, qui dovranno esserci solo operatori vaccinati".
Agresti non nasconde di essere arrabbiato "anche perché sto vivendo un momento di pressione intensa", dice ad Adnkronos. "Sono in prima linea e sono cinque giorni che non vado a casa per paura di contagiare la mia famiglia e anche per non abbandonare i miei anziani, che ormai per me sono come i miei nonni", sottolinea.
"Io non abbandono la nave", sottolinea il responsabile della struttura, secondo il quale nel fatto che molti rifiutino il vaccino "c'è anche una responsabilità della stampa: viene dato tanto risalto alle persone che sono morte dopo aver fatto il vaccino e poco ai 400 morti che ogni giorno produce il covid".
Nel frattempo le squadre Uscar sono intervenute per un controllo e per valutare possibili ricoveri: dei tre positivi, solamente due sono stati considerati più gravi.