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Sabato, 20 Aprile 2024

Opinioni

Valerio Valeri

Giornalista

A Roma mentre facciamo le fiaccolate contro la guerra cacciamo i profughi ucraini

A un anno dall'inizio dell'invasione russa in Ucraina centinaia di famiglie, spesso composte da mamme con minori, vengono trasferite senza fronzoli né spiegazioni in strutture a centinaia di chilometri da quella che, ormai da marzo scorso, è la loro casa

Task force comunale, albo delle famiglie ospitanti istituito da Roma Capitale in collaborazione con Refugees Welcome, un sistema di alberghi che hanno quasi totalmente rivisto il loro target mettendo a disposizione (a pagamento, s'intende) le loro camere. Nell'ultimo anno sono stati questi alcuni dei pilastri sopra ai quali è stata costruita l'accoglienza della Città Eterna nei confronti dei profughi della guerra in Ucraina. Quasi 15.000 persone, per lo più donne, minori e anziani che a partire dal 24 febbraio 2022 si sono messe in viaggio per sfuggire a bombe, rastrellamenti, esecuzioni sommarie e fame, arrivando a Roma e provincia.

Roma e la corsa all'accoglienza sulla scia emotiva della pandemia

All'inizio le storie di accoglienza rose e fiori si sono moltiplicate, anche noi di RomaToday le abbiamo raccontate (ben volentieri) per dare profondità a un afflato di umanità e solidarietà tra simili che sembrava rinvigorirsi dopo il primo anno del Covid, quando non ci si poteva stringere le mani e vivere sotto lo stesso tetto se non parenti stretti, ma le manifestazioni di vicinanza erano quotidiane e spesso stravaganti e colorite. Tra le più degne di nota, quelle che riguardavano i progetti di accoglienza negli alberghi, come il "Mercure West" a Spinaceto, Roma sud, dove oltre 300 persone erano state alloggiate dai primi di marzo dello scorso anno. 

Finisce la fase 2: via dagli alberghi

Dopo un anno di integrazione, di corsi di lingua e di informatica, di feste al vicino parco giochi, frequentazioni della parrocchia di quartiere e inserimento nelle scuole di zona, la Protezione Civile regionale è arrivata e ha fatto sapere che nel giro di pochi giorni sarebbero stati tutti spostati altrove. Era poco prima di Natale, a scuole chiuse per le vacanze: "E' iniziata la fase 2, basta accoglienza nelle strutture ricettive, si passa alle case famiglia". Ma non a Roma o in provincia: i più fortunati a Viterbo, quasi tutti gli altri fuori regione. Tra Napoli, Caserta e Salerno. Prima che l'esodo fosse completo, il municipio IX si è messo in mezzo e ha tirato fuori, insieme ad alcune associazioni di volontariato e a un istituto comprensivo molto sensibile alla situazione, un progetto di integrazione che convincesse la Protezione Civile a desistere dal trasferimento. Altrove, però, non è andata così bene.

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"C'è chi si è comprato un biglietto per tornare in Ucraina"

Dall'Hotel Capannelle, zona Statuario, se ne sono ormai andati quasi tutti gli ucraini arrivati un anno fa. Da gennaio in poi ogni giorno è stato buono per prendere qualche famiglia, caricarla su un pullman e portarle a 300/400 km di distanza. Qualcuno, una ventina, il 17 febbraio è finito ad Allumiere, un centinaio di km dall'albergo, in un centro d'accoglienza che un tempo era un agriturismo. La proprietà nel 2016 ha deciso di aderire al sistema dei CARA (centri accoglienza richiedenti asilo), con la comunità cittadina della zona che aveva manifestato contrarietà a causa delle condizioni della struttura. "Alle persone non viene detto nulla, li prendono e li trasferiscono - spiega una mediatrice culturale di nazionalità ucraina che preferisce restare anonima - e spesso finiscono in strutture isolate, lontane dai più basilari servizi, in stanze umide, con la muffa". Inutili le proteste dei volontari delle associazioni umanitarie che si occupano dei profughi ucraini in Italia, inutili le lettere alla prefettura, al consolato, alla Protezione Civile: "Non ci ascoltano - continua la donna - e in alcuni casi le famiglie sono rimaste senza spesa, solo con i 2 euro e 50 al giorno che vengono riconosciuti come 'pocket money'". Addirittura c'è chi quegli spiccioli se li è messi da parte per comprarsi il biglietto del pullman e tornare a casa, quella vera, in Ucraina. 

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L'ipocrisia dell'accoglienza a Roma e in Italia

Quindi, mentre a Roma vengono organizzate encomiabili fiaccolate per chiedere la pace in Ucraina, con organizzazioni umanitarie, sindacati, enti del terzo settore e rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali in prima fila, il Governo per mezzo della Protezione Civile sposta i profughi come meglio crede, in barba al buon senso e ai difficili percorsi di integrazione intrapresi in questi 12 mesi. Donne sole, con i mariti al fronte, che hanno faticosamente trovato un lavoro - non sempre regolare, ma meglio di niente - e hanno i figli che studiano, fanno amicizia, fanno sport gratuitamente, costrette improvvisamente a mollare tutto. Senza troppe spiegazioni e con rassicurazioni che lasciano il tempo che trovano. E' questa l'ipocrisia dell'accoglienza, a Roma e in Italia. Una città e un Paese che in molti ucraini stanno lasciando, a volte per tornare addirittura nel caos della guerra. 

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