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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dal verde incolto emerge la grotta del "Gobbo del Quarticciolo"

Nel corso di un intervento di bonifica di un'area verde in via Bisceglie, disposto dal Municipio V, gli operai hanno portato alla luce il covo del bandito partigiano

C’era chi lo considerava alla stregua di un bandito che approfittava del momento storico per portare a termine le sue scorribande, chi invece lo aveva eletto un Robin Hood che metteva a segno assalti a treni e forni per distribuire poi la refurtiva alla popolazione. Ancora oggi intorno alla figura di Giuseppe Albano, il “Gobbo del Quarticciolo”, aleggia un’aura di mistero e leggenda: brigante e partigiano, a soli 16 anni, durante il periodo dell’occupazione nazifascista, si ritrovò a respingere l’avanzata dei tedeschi, diventando un prezioso alleato della Resistenza romana. Ed ecco che a poco più di 77 anni dalla sua morte viene alla luce, quasi per caso, quello che si ritiene sia stato il suo covo, grazie alla bonifica di un’area verde disposta dal Municipio in via Bisceglie.

La grotta del Gobbo del Quarticciolo emerge dall'incuria

La “grotta del Gobbo del Quarticciolo” nel corso dei decenni ha assunto i contorni della leggenda metropolitana. Nessuno ha mai saputo dove si trovasse esattamente, neppure i residenti più anziani, memoria storica del quartiere. Quando gli operai del V Municipio sono arrivati in via Bisceglie per l’intervento di bonifica è stata quindi grande la sorpresa nel vedere emergere dalla vegetazione incolta una grotta scavata nel tufo. Il covo del Gobbo del Quarticciolo, appunto, caduto nel dimenticatoio e ignorato per oltre 30 anni, tanto è trascorso dall’ultima volta che la zona è stata sottoposta a un intervento di bonifica e pulizia.

“Le attività di cura del verde stanno riconsegnando pezzi importanti della storia del nostro territorio - spiegano il presidente del Municipio Roma V, Mauro Caliste, e l’assessore Edoardo Annucci - stiamo intervenendo in aree abbandonate al loro destino da decenni con l’obiettivo di restituirle alla cittadinanza, nell’ambito di un percorso più ampio di riqualificazione e valorizzazione del verde pubblico”.

La zona in cui è stata rinvenuta la grotta del Gobbo del Quarticciolo

Nei prossimi giorni gli interventi di pulizia proseguiranno, e particolare attenzione verrà data anche alla grotta, preziosa testimonianza della storia del Quarticciolo. L’ingresso ha ceduto nel corso degli anni e i massi bloccano ormai l’accesso, ma non è escluso che una volta terminate le operazioni di pulizia si facciano accertamenti. Nel frattempo nel quartiere si è diffusa la notizia del ritrovamento, rinfocolando la curiosità sulla figura di Giuseppe Albano.

Chi era Giuseppe Albano, il Gobbo del Quarticciolo 

Giuseppe Albano, nato nel 1926, era arrivato a Roma con la famiglia dalla Calabria a 10 anni, e con la famiglia si era stabilito al Quarticciolo. Piccolo di statura e dall’aspetto fragile, era stato rapidamente soprannominato “gobbo” dopo che una caduta gli aveva causato una malformazione alla schiena. Noto nella borgata per i piccoli reati commessi insieme con altri giovanissimi come lui, l’8 settembre del 1943, a soli 16 anni, con un grembiule e i calzoni corti, si ritrovò nelle file dei soldati e dei civili che a Porta San Paolo e a piazza Vittorio Veneto lottavano per respingere l’avanzata dei tedeschi. Da lì ebbe inizio la sua Resistenza, che lo fece entrare nelle grazie di molti partigiani, primo tra tutti Franco Napoli, detto “Felice”, compagno di lotta di Sandro Pertini, arrestato per un fallito attentato a Mussolini in Calabria.

A osannare il “Gobbo” erano anche gli abitanti del Quarticciolo: Albano coordinò numerose operazioni di sabotaggio ai danni dei tedeschi, prendendo di mira treni e forni per distribuire la farina alla popolazione. Nei primi mesi del ’44 il mito crebbe, complice il fatto che tedeschi e fascisti evitavano Centocelle e il Quarticciolo proprio per non finire preda delle rapidissime azioni dei giovani resistenti al suo comando. La sua abilità nel dileguarsi e nel rimanere nascosto rese impossibile agli invasori individuarlo, e si ritiene che sia stato proprio un suo assalto a un’osteria sulla Tuscolana, in cui vennero uccisi tre soldati tedeschi, a provocare il rastrellamento del Quadraro, che il 17 aprile 1944 portò alla deportazione di circa 700 persone.

La cattura e la morte di Giuseppe Albano

Anche Albano fu arrestato nel corso del rastralleamento e portato in via Tasso, dove venne torturato: sfuggito alla morte in circostanze non chiare, dopo la liberazione si mise a disposizione per catturare i torturatori di Via Tasso e mise insieme una banda di pregiudicati con sede al Quarticciolo, specializzata in furti ed espropri a danno di arricchiti della borsa nera ed ex fascisti. La leggenda del "Gobbo" finì il 16 gennaio 1945, quando Albano cadde in un’imboscata in via Fornovo.

Non è ancora chiaro chi gli abbia sparato, mettendo fine alla sua vita: le cronache dell’epoca riportano che venne ucciso in uno scontro a fuoco con i carabinieri, che erano sulle sue tracce dopo l’assassinio di un caporale inglese di cui era stato ritenuto responsabile. La sua morte resta però ancora avvolta nel mistero, e alla sua figura sono stati dedicati libri e anche due film, uno diretto da Carlo Lizzani del 1960 e uno diretto da Umberto Lenzi, uscito nel 1977, in cui a dare il volto al Gobbo è Tomas Milian.

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