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Rom ed emergenza abitativa: diminuiscono le baraccopoli, non gli sgomberi. Ecco il report

In Italia si riduce la presenza di persone all'interno delle baraccopoli e si effettuano meno sgomberi, ma nella Capitale (come a Torino) l'uso della forza e un approccio verticale hanno resistito, anche durante la pandemia

Sempre meno le famiglie rom che in Italia vivono in emergenza abitativa, sempre di più le amministrazioni locali che intraprendono percorsi virtuosi per raggiungere l'obiettivo del superamento delle baraccopoli senza interventi traumatici come gli sgomberi. Esclusa Roma, questo va sottolineato, che ha proseguito in questa costosa pratica anche dopo l'entrata in vigore del decreto legge numero 18 del 17 marzo 2020, quello che prevedeva la moratoria delle esecuzioni degli sgomberi a causa dell'emergenza pandemica: "Sono almeno 12 i milioni di euro spesi dall'amministrazione Raggi per sgomberare i rom in questi ultimi anni", dicono dall'Associazione 21 luglio, che oggi martedì 12 ottobre ha presentato alla stampa, nella sede del CSV Lazio a via Liberiana, il suo sesto rapporto annuale sulle comunità rom negli insediamenti formali e informali in Italia. 

I dati: si riduce l'emergenza abitativa per i rom

Il quadro della situazione nazionale, fornito dalla onlus, raccomanda un cauto ottimismo: "Negli ultimi anni varie istituzioni hanno fornito dati, rispetto alla presenza di rom in emergenza abitativa o minori a rischio apolidia - ha esordito Carlo Stasolla, presidente - senza rendere pubbliche le fonti. La 21 Luglio, grazie ad un faticoso lavoro sul campo, può affermare che i minori coinvolti dall'emergenza abitativa e dal rischio di oblio anagrafico sono in realtà 480 in tutta Italia. I numeri reali sono quelli delle 40-50.000 persone che vivono nelle baracche, non solo rom, dei migranti che sono dai 6.800 agli 11.000 e delle 6.000 persone che a Messina da inizio '900 vivono in una vera e propria baraccopoli. Per quanto riguarda solo la comunità rom e in particolare quelli in emergenza abitativa, in Italia siamo passati dai 28.000 del 2016 ai 17.800 del 2020/2021 (l'analisi ha considerato il periodo gennaio 2020-giugno 2021, ndr), con un decremento del 63,5%". 

Sgomberi forzati e "indotti": il caso Tor di Quinto

Anche le operazioni di sgombero sono diminuite vertiginosamente, passando dalle 250 di cinque anni fa alle 70 dello scorso anno, con 39 episodi registrati nei primi sei mesi del 2021. I motivi sono vari, non sempre positivi: si va dal ritorno nella patria d'origine (per lo più Romania e paesi dell'ex Jugoslavia), all'applicazione da parte delle amministrazioni pubbliche del decreto sulla moratoria degli sgomberi, fino all'occupazione abusiva di appartamenti popolari da parte dei nuclei familiari. "Ci sono poi diversi casi di sgomberi indotti - spiega Lorenzo Natella della onlus - ovvero quelli in cui le amministrazioni e le forze dell'ordine fanno pressione sui baraccati, in modo tale da indurli ad andarsene spontaneamente. Un caso palese è quello di Tor Di Quinto: ad aprile 2020 registrava 256 persone, poi è uscito un servizio de Le Iene riguardo ad un presunto traffico di rifiuti che si sarebbe consumato nella baraccopoli, quindi la pressione mediatica e politica ha fatto sì che in molti se ne siano andati da soli. Il 23 luglio 2020 il Comune ha stabilito lo sgombero, ma erano rimasti in pochi". 

A Roma lo sgombero è ancora una regola

Roma, d'altronde, esce dal report della 21 Luglio con una bocciatura piena: insieme a Torino ("entrambe le città sono state guidate dai Cinque Stelle negli ultimi cinque anni", ricorda Stasolla) è stata l'unica amministrazione che ha perseguito nella politica degli sgomberi, ha istituito un ufficio speciale per i Rom e ha imposto la firma di un regolamento in cambio del sostegno per l'uscita dalle baracche, nell'ambito del Piano Rom lanciato a maggio 2017 dalla Giunta Raggi e i cui risultati sono stati presentati in piena campagna elettorale in Campidoglio lo scorso 15 settembre. Nonostante il calo degli sgomberi forzati si sia attestato al 62,2% tra il 2019 e il 2020, passando da 45 a 17 interventi, gli episodi non si sono comunque fermati del tutto. Nel report, infatti, vengono citati gli sgomberi del 29 gennaio 2020 al parco delle Valli e del 7 febbraio a Sacco Pastore nel III Municipio, quello del 13 febbraio a Dragona in viale Charles Lenormant e nello stesso giorno alle ex Officine Romanazzi a Tor Cervara. Il 20 febbraio la polizia locale sgombera un insediamento in via Cilicia in VIII Municipio. In pieno lockdown nazionale, il 28 aprile dell'anno scorso ecco un altro intervento sul Lungotevere Pietra Papa (Municipio XI). E ancora: il 5 giugno via Accorsio (Municipio VII al confine con Frascati), il 18 a Ostia in via Tortuga, il 23 a Tor Bella Monaca. Altri sgomberi, con demolizioni di manufatti e bonifica degli ambienti, sono stati segnalati il 23 luglio, 11 agosto, 8 settembre, 15 ottobre, 20 ottobre, l'11 novembre, il 4 dicembre, il 10 dicembre e poi sei operazioni nel primo semestre dell'anno in corso. 

Il superamento delle baraccopoli nei programmi di Gualtieri e Michetti

"Roberto Gualtieri ha inserito il superamento dei campi rom sotto la voce 'Casa' - risponde Stasolla a chi gli chiede un giudizio sulle posizioni dei due candidati sindaco -, specificando che va superato l'approccio etnico e securitario sul tema, portando i rom aventi diritto ad essere inseriti negli alloggi di edilizia popolare. Michetti, invece, ha messo la questione sotto la voce 'Sicurezza', facendo per lo più un copia e incolla del programma di Gianni Alemanno, tra l'altro riportando numeri sbagliati rispetto alle presenze nella Capitale, però anche lui cita la possibilità di portare i rom nelle case popolari". 

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