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A Roma solo un terzo delle scuole primarie ha la mensa

Da Save the Children un report sulla dispersione scolastica e sulle dotazioni strutturali degli istituti. Nel Lazio oltre il 20% dei giovani è un NEET: non studia, non lavora e non si forma

Il disagio economico e le carenze strutturali degli istituti scolastici sono due fattori che, insieme, condannano migliaia di ragazze e ragazzi di Roma e del Lazio all'abbandono degli studi. Secondo il rapporto annuale di Save the Children "Alla ricerca del tempo perduto" nella nostra regione la dispersione riguarda il 9,2% degli studenti e il 21,6% tra i 15 e i 29 anni non va a scuola, non lavora e non partecipa a corsi di formazione. 

I deficit strutturali contribuiscono alla dispersione scolastica

I dati della onlus fanno emergere il rischio che l'aumento della povertà tra i minori intacchi pesantemente i percorsi educativi. A livello nazionale, lo stato di indigenza assoluta riguarda 1 milione 382mila minori. Queste condizioni, unite agli effetti del Covid e della didattica a distanza, riducono le possibilità di entrare nel mondo del lavoro o frequentare l'università. A partire dal collegamento tra povertà materiale e educativa in Italia, il rapporto di Save the Children analizza alcuni deficit strutturali del sistema scolastico a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi, come mensa e tempo pieno, palestra e agibilità delle scuole. 

"Serve un investimento straordinario"

“Nelle zone più deprivate, dove operiamo con Save the Children, tocchiamo con mano gli effetti sui bambini e gli adolescenti dell’onda lunga della crisi prodotta dalla pandemia e di una povertà che colpisce - spiega Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa della onlus - , con l’aumento dell’inflazione, in primo luogo le famiglie con bambini. Sono quartieri nei quali la scuola rappresenta un presidio fondamentale per tutta la comunità. Per questo chiediamo al nuovo governo che si formerà un investimento straordinario che parta dalla attivazione di 'aree ad alta densità educativa' nei territori più deprivati, in modo da assicurare asili nido, servizi per la prima infanzia, scuole primarie a tempo pieno con mense, spazi per lo sport e il movimento, ambienti scolastici sicuri, sostenibili e digitali".

Mappa tempo pieno regioni StC-2

Per il tempo pieno il Lazio dovrebbe investire quasi 100 milioni

La carenza di classi a tempo pieno, quindi con una didattica che si sviluppa su 40 ore settimanali con gli alunni che rimangono a scuola a pranzo, sono il 55,7% nel Lazio, un dato tutto sommato lusinghiero rispetto ad altre regioni come Toscana, Basilicata e Lombardia dove superano di poco il 50% e sicuramente molto più delle principali regioni del Sud come Sicilia, Molise, Puglia e Campania dove le percentuali sono molto se non pesantemente sotto il 20%. Secondo le stime del rapporto, l’investimento annuo nazionale necessario a garantire il tempo pieno in tutte le classi della scuola primaria statale ammonterebbe a 1 miliardo e 445 milioni di euro circa. Nel Lazio, le classi da trasformare per adeguarle al tempo pieno sono 5.406, per un costo stimato di 95,6 milioni circa.   

Infanzia a rischio: nel Lazio il 9% dei minori è in condizioni di povertà relativa

A Roma meno del 40% delle scuole con una mensa

Save the Children si è inoltre soffermata sulla distribuzione ineguale nell'offerta di spazi e servizi per l'apprendimento. Mense scolastiche, palestre, agibilità degli edifici sono fattori discriminanti tra scuole e quindi tra popolazioni scolastiche. Nel Lazio, se si analizza la scuola primaria, la provincia meno virtuosa per quanto riguarda la presenza di una mensa è quella di Latina con il 12,3%, poi ci sono Viterbo con il 19,8%, Frosinone con il 20,6%, Rieti con il 23,2%. Roma, nonostante la popolazione più alta e il più alto numero di plessi, si ferma al 37,4%. 

Mappe scuole palestre StC-2

Passando alle palestre, a livello nazionale circa la metà delle scuole primarie e secondarie di primo grado ne sono dotate, ma nel Lazio nessuna provincia arriva a questo dato. Roma si ferma al 44,4%, Rieti addirittura al 17,4%. 

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