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Lunedì, 11 Dicembre 2023
Il delitto / Tor di Quinto / Via Camposampiero

Una stele di marmo fuori la stazione ricorda Giovanna Reggiani

Sulla rotonda di Camposampiero la scritta: “Contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne. Mai più”

“Contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne. Mai più”. Così è scritto sulla stele di marmo installata sulla rotonda di via Camposampiero in memoria di Giovanna Reggiani, proprio li “vittima di inaudita violenza”. E’ il nuovo omaggio del Municipio XV alla donna barbaramente uccisa il 30 ottobre del 2007. 

Quindici anni fa l'omicidio di Giovanna Reggiani

Giovanna Reggiani, moglie di un capitano di vascello della Marina Militare, fu violentata e massacrata nei pressi della stazione di Tor di Quinto, fermata della Ferrovia Roma Nord. La donna stava tornando a casa dopo un pomeriggio di shopping in centro quando, nell'oscurità della via che porta fuori dalla stazione e sotto il temporale di quel giorno, venne aggredita e trascinata in una baracca vicina al vecchio campo nomadi prima di essere abusata sessualmente e poi gettata in fin di vita in una scarpata limitrofa al borgo artigiano di Camposampiero. Seguirono ore di agonia, poi la morte. Ad ucciderla Romulus Nicolae Mailat, un muratore romeno allora 24 enne: ergastolo, da scontare in Romania, la pena inflitta all'assassino. 

Il delitto Reggiani sconvolse Roma

Un delitto che sconvolse l’intera città e che Roma non ha mai dimenticato. Così a quindici anni dal quell’omicidio così efferato il municipio ha deciso di omaggiare ancora una volta la memoria di Giovanna Reggiani. Il prossimo 2 novembre (ore 14.30) la consueta cerimonia di commemorazione. Parteciperanno l’attuale presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, e l’ex sindaco Gianni Alemanno, eletto primo cittadino proprio pochi mesi dopo quel delitto. 

Stazione Tor di Quinto cattedrale nel deserto

A quindici anni dall’omicidio Reggiani qualcosa a Tor di Quinto è cambiato, ma non basta a farne una terra sicura. Il campo nomadi di via del Baiardo non esiste più dal 2012, mentre sulla stradina di 300 metri che dalla stazione porta alla Flaminia ci sono lampioni e colonnine SOS. La fermata rimane però una cattedrale nel deserto: pochi e accompagnati coloro che la scelgono per prendere o scendere dal treno. Il tutto in attesa che, nell’ambito della chiusura dell’anello ferroviario di Roma, diventi il nodo di scambio promesso. Più frequentato, centrale e, si spera, sicuro. 
 

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