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Coronavirus, il caso dei minimarket: aperti perché vendono cibo ma "sono come dei bar"

Vendono generi alimentari quindi possono lavorare, ma poi a tarda sera si trasformano, con gruppi di avventori che consumano alcol sui marciapiedi

"Altro che bar chiusi, qui continuano a vendere alcol a gogò". Nel quartiere lo denunciano da giorni. Siamo all'Esquilino ma è così in tutta la città. C'è una categoria di esercizi che sta sfuggendo alle maglie del blocco totale imposto per tenere lontano il Coronavirus, sono i minimarket gestiti da stranieri, aperti fino a tarda sera. 

Vendono cibo e generi di prima necessità, quindi da decreto della presidenza del Consiglio (Dcpm dell'11 marzo 2020) possono stare aperti, ma anche birre e bottiglie di vino a chi poi le consuma quasi sempre sul posto. Evitare gruppi di persone a stretto contatto, troppo vicine in tempi di pandemia, diventa quasi impossibile. E spesso gli stessi negozi fanno da punto di ritrovo per gruppi di senzatetto che poi si accasciano sui marciapiedi. 

"Sento urla dal ballatoio, dal solito negozio gestito da africani, ma non si vede nessuno di fronte al commissariato di polizia di Termini". Le denunce, sui social e direttamente al 112, nel rione Esquilino, sono andate avanti per tutto il weekend. In via Giolitti, all'altezza delle discoteche laziali si è sfiorata la rissa, proprio fuori da uno dei minimarket presenti. E anche in via Ugo Foscolo il quadro è molto simile. Schiamazzi notturni, alcol venduto come se nulla fosse, e capannelli di clienti dove il metro di distanza anti virus, imposto dalla legge, non viene rispettato. "Eppure hanno la mascherina, sanno le regole, ma restano impuniti" racconta Carmen. "Per me anche rispettare le regole camminando sul ballatoio (di via Giolitti, ndr) è impossibile. Ci sono sempre gruppi di persone, nessuno sta a un metro di distanza". 

Non c'è solo l'Esquilino, i minimarket sono sparsi in tutta la città. "Tali comportamenti rappresentano un serio rischio per la salute pubblica - è riportato in un ordine del giorno portato al voto in aula dal gruppo Lega in Campidoglio - in questa drammatica fase dettata dall’emergenza sanitaria in atto sul territorio nazionale, oltre che essere vietati dalle attuali disposizioni normative". 

Già, una questione di salute pubblica e di salute dei senzatetto che mentre Roma resta in casa, continuano - e non per scelta - a essere costretti sui marciapiedi. "I centri notturni sono aperti? Non possono diventare anche diurni? E le mense sono aperte?" chiedono i cittadini, riuniti in più comitati di quartiere da sempre vicini ai più fragili con campagne, petizioni, piccoli progetti a sostegno delle fasce deboli. Perché all'emergenza sanitaria si aggiunge anche il dramma vissuto dai più fragili, con il Coronavirus ancora più invisibili.  

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