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Coronavirus, da Michelino Fish nessun caso di Covid-19: "Noi danneggiati. Notizia diffusa dalla Regione era infondata"

Il noto locale dell'Infernetto ha ufficialmente richiesto una nota ufficiale di rettifica e integrazione, alla Regione Lazio ed a tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte

Un falso positivo, una notizia diffusa dalla Regione Lazio "rivelata priva di fondamento" e un danno economico e di immagine rilevante. C'è tutto questo nella denuncia fatta da Michele Cozzolino, titolare del ristorante Michelino Fish di viale di Castel Porziano all'Infernetto chiuso temporaneamente dalla Asl Roma 3 che si sente "gravemente danneggiato da una situazione non vera e mal gestita da chi è chiamato a trattare questa emergenza sanitaria". Un provvedimento, reso noto anche dall'assessore alla sanità del Lazio Alessio D'Amato nel consueto bollettino gionaliero sul Covid-19 del 23 luglio.

Tutto è iniziato quando è stata riscontrata la positività di un cliente proveniente da Varese che era stato a cena nella ristopescheria. Da lì sono iniziate le analisi e il rintraccio di un caso, quello di una dipendente. Motivo il quale ha portato la Asl e la Regione a chiudere il locale, come sottolineato nei vari comunicati diffusi anche sui social. 

Tamponi e sierologico: la dipendente di Michelino Fish non ha avuto il Covid

Il personale di Michelino Fish e i familiari della donna risultata positiva (marito e figli), invece, sono sempre stati negativi dopo aver effettuato il tampone. Un risultato che ha fatto sorgere dubbi sia alla donna positiva al primo test che al titolare del locale che, nel frattempo, seguendo il protocollo Asl aveva provveduto a sanificare il locale (aperto nuovamente e regolarmente dal 28 luglio).

La dipendente positiva si è così mossa per effetture delle controanalisi. Il secondo tampone, fatto al Campus Bio Medico il 24 luglio, ed il terzo, effettuato tre giorni dopo sempre nello stesso centro sanitario avevano dato un doppio responso: risultati negativi, la dipendente stava bene. 

Ne è conseguito, quindi, una comunicazione alla Asl Roma 3, un regolare certificato di guarigione, e l'immediata possibilità di riammissione al lavoro. Ma c'è di più. La dipendente in questione, il 4 agosto, ha anche ottenuto il risultato del test sierologico svolto al centro Marilab dell'Infernetto, dal quale si conferma la totale negatività al Covid-19 e si evince che non ha mai avuto alcun contatto con il virus. 

"Diffusa una notizia falsa"

In sostanza, la dipendente non è mai stata positiva al coronavirus. "Siamo stati chiusi per precauzione e questo è sacrosanto, tutelare la salute dei nostri clienti, dei dipendenti e delle rispettive famiglie è una nostra prerogativa, da sempre. Ma qui si è fatto un errore", spiega a RomaToday Michele Cozzolino, titolare del ristorante che si è rivolto all'avvocato Vittorio Scano.

La notizia diffusa dalla Regione, quindi, secondo il legale: "Si è rivelata falsa e priva di fondamento all'esito dei successivi accertamenti medici svolti. Il mio assistito ha indubitabilmente subito un grave danno economico legato alla chiusura e, ancor di più al comprensibile danno all'immagine, direttamente dipendente dalla ampia e specifica pubblicizzazione della notizia e dell'esplicito nominativo, così come promossa dalla Regione Lazio e pubblicata dai giornali, poi rivelatasi ampiamente infondata". 

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"Da noi il Covid non c'è mai stato"

Un danno che lo stesso Cozzolino sottolinea anche al nostro quotidiano: "Ci sono tanti punti poco chiari in questa vicenda. Di certo, però, è che quando abbiamo riaperto abbiamo dovuto lavorare con pochi clienti, se prima facevamo il pienone ora oscilliamo tra il 10% e il 30% di avventori. E' successo che qualcuno avesse prenotato un tavolo per sei persone, poi ha visto su internet che avevamo avuto un caso positivo e quindi facevano una nuova chiamata per disdire il tavolo riservato. Un danno di immagine grande, anche perché da noi il Covid non c'è mai stato". 

Chiesta una rettifica alla Regione Lazio

A tal proposito il 5 agosto scorso Michelino Fish, attraverso i canali del caso, ha ufficialmente richiesto una nota ufficiale di rettifica e integrazione alla Regione Lazio ed a tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte. Una istanza che ancora non ha avuto una risposta.

"Economicamente stiamo ancora quantificando il danno, sarà elevato. - conclude Cozzolino - Il tema, però, è pure un altro: il protocollo. La Asl prevede un secondo tampone dopo 14 giorni dal primo, troppo tempo. Così facendo, come nel nostro caso, si affossano le attività. Soprattutto se poi si tratta di falsi positivi, come nel nostro caso. Alla Regione consiglierei di avere più cautela nelle gestione di queste situazioni e, soprattutto, di non divulgare i nomi delle attività se non ci sia la controprova di un caso Covid". 

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