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Morto di Coronavirus a 35 anni, domani autopsia: isolati i contatti stretti

La Asl fornisce i risultati dell'analisi epidemiologica sulla morte di Emanuele, lavoratori di un call center della Capitale. Dal rientro dalla Spagna al decesso in pochi giorni

Emanuele era rientrato dalla Spagna l'8 marzo, il 9 era andato a lavoro, il 10 si era messo in autoisolamento. Dall'11 le sue condizioni di salute sono peggiorate, il 16 il ricovero in ospedale. Il 22 marzo è deceduto. Questa la ricostruzione effettuata dalla Asl delle tappe che hanno portato in appena due settimane alla morte del 35enne di Cave contagiato dal coronavirus, primo deceduto sotto la soglia dei 40 a Roma, impiegato presso una grossa società di call center della Capitale. All'apparenza, lo ricordiamo, Emanuele non aveva patologie pregresse. A chiarire se il ragazzo è morto "con" o "per" coronavirus sarà l'esame autopstico in programma domani allo Spallanzani. 

"Si è recato dal 6 all’8 marzo a Barcellona assieme con altri amici che sono stati posti in isolamento fiduciario - fa sapere l'azienda sanitaria locale - il 9 marzo è tornato in servizio presso il call center e martedì 10 con il comparire dei primi sintomi si è auto isolato. Mercoledì 11 marzo inizia a sentirsi poco bene e lunedì 16, dopo un consulto con il proprio medico di medicina generale, veniva ricoverato con il 118 presso il Policlinico di Tor Vergata dove veniva portato in terapia intensiva. Il 22 marzo è deceduto". 

Isolati i contatti stretti

La Asl ha provveduto a contattare prima i compagni di viaggio, poi i contatti stretti con cui Emanuele ha lavorato. "Da notizie acquisite dalla direttrice del call center, la stessa conferma che l'ultimo giorno lavorativo è stato il 9 marzo, che la società aveva adottato le misure per il contenimento del COVID-19 e che sono stati individuati i possibili contatti stretti, avvisati e posti in isolamento". E ancora sempre l'azienda sanitaria regionale "ha comunque richiesto di fornire tutti gli elenchi degli isolati per contattarli e verificare il loro stato di salute".

Nel mentre l'azienda, una società di contact center con sede in via Faustiniana, nella zona di Settecamini, ha disposto per oggi la chiusura, per consentire il sopralluogo della Asl e le operazioni di sanificazione dei locali. Ha poi assicurato sia alla Asl che tramite una lettera inviata ai sindacati di categoria di aver sempre rispettato le norme di sicurezza imposte dall'emergenza. A stretto giro i dipendenti potranno tornare a lavoro, ma in molti hanno paura. 

La proteste dei lavoratori: "Azienda non ci ha tutelati"

La notizia della morte di Emanuele ha sollevato una rivolta dei lavoratori che ieri hanno lasciato una valanga di commenti sotto un post di condoglianze scritto dall'azienda e poi rimosso. Accusano i vertici di non essere stati tutelati a sufficienza, sia nell'applicazione delle misure di prevenzione da contagio, sia nell'informazione sul caso del 35enne. E ora in tanti non vogliono rientrare sul posto di lavoro. 

Sul caso anche i sindacati confederali, ieri impegnati in una lunga concertazione con i vertici aziendali. "Il lavoro deve potersi svolgere in assoluta sicurezza, e solo per i servizi essenziali quali quelli legati ad appalti delle pubbliche amministrazione - ha dichiarato Carlo Podda, segretario della Slc Cgil Roma e Lazio - non permetteremo una scelta tra tutela della salute e tutela del posto di lavoro". 

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