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Coronavirus, Magi (Ordine dei medici): "Mascherine dovranno diventare obbligatorie anche nel Lazio"

Dai test rapidi ai dispositivi di prevenzione, che ancora mancano per i medici ospedalieri e di famiglia. L'intervista ad Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma

"Le mascherine? Dovranno essere obbligatorie anche nel Lazio, specie nella fase 2, quando le persone torneranno a uscire". Così il presidente dell'Ordine dei medici di Roma Antonio Magi, intervistato da RomaToday, commenta la decisione presa da Lombardia e Toscana di rendere obbligatorie le misure protettive anti coronavirus, per chiunque esca di casa e per qualunque tipo di spostamento o attività. Poi torna sulla necessità urgente di assicurare i dispositivi di sicurezza a tutti i medici, di base e ospedalieri. "Aspettiamo ancora le 71mila mascherine promesse dalla Protezione civile. L'altro grande virus di questo Paese è la burocrazia". E, sulla generale carenza di personale sul territorio, ricorda: "Scontiamo oggi anni di tagli".  

Professor Magi, a oggi quanti medici contagiati ci sono a Roma? 

Guardi le prendo gli ultimi dati. In totale 151 nel Lazio, 116 a Roma, 13 a Latina, 11 a Viterbo, 9 a Frosinone, 2 a Rieti. Nove ricoverati, di questi uno in terapia intensiva, un altro in pre intensiva, 7 in osservazione. Gli altri 132 in isolamento domiciliare. 

Si poteva fare di più per salvaguardare la salute degli operatori sanitari che stanno fronteggiando in prima linea il virus...

Certo, si doveva fare di più. Non abbiamo ancora per tutti i dispositivi di protezione individuale, mascherine, camici mono uso, visiere, calzari, e non solo per i reparti covid. Anche per chi visita a domicilio. E anzi a Roma i numeri sono contenuti rispetto a quello che poteva succedere. Il Lazio ha avuto più tempo per prepararsi rispetto ad aree come la Lombardia. 

Sono arrivate le 71mila mascherine promesse alla regione?

Non ancora, stiamo ancora aspettando. Sono in contatto con l'assessorato che mi ha assicurato l'arrivo. Quelle che ci avevano inviato erano mascherine per muratori, anti polvere, non flitravano niente. Le abbiamo rimandate indietro. 

I medici di famiglia, oltre alla mancanza di un numero sufficiente di dispositivi di prevenzione per tutti, lamentano ancora difficoltà di comunicazione con il personale delle Asl, nelle segnalazioni dei casi sospetti covid. Sono stati lasciati soli?

Purtroppo paghiamo oggi i tagli alla sanità degli ultimi anni. Le difficoltà di cui lei parla sono legate all'assenza di personale sufficiente. Non è stato più assunto nessuno. E ora in emergenza ne vediamo gli effetti. Mancano medici che vadano a fare i tamponi a casa, senza contare i malati cronici, non di coronavirus, che nessuno sta più visitando. Stiamo provando a risolvere in qualche modo. 

Come?

Una circolare della regione ha attivato una sorta di triage telefonico. Gli specialisti delle Asl possono telefonare a casa per assistere a distanza chi era in lista d'attesa ed è stato bloccato. 

Tornando ai medici di famiglia. Una circolare del ministero della Salute prevedeva l'attivazione delle Usca, unità Speciali di Continuità Assistenziale, in supporto proprio ai medici di base per le visite a domicilio. Nel Lazio non sono state ancora attivate.

Anche qui, manca il personale, ne richiederebbero un gran numero. Noi come Ordine di Roma abbiamo attivato dei camper di volontari, uno a Nerola, uno a Contigliano e uno al Collatino. Facciamo tamponi, valutiamo le singole necessità dei pazienti, e stiamo sperimentando insieme allo Spallanzani anche i test rapidi sierologici.

Che tempi ci sono per la validazione scientifica finale?

Manca ancora un po', e temo comunque che saranno utili nella fase 2 per l'individuazione degli anticorpi più che oggi in sostituzione del tampone. Al momento un test rapido può essere negativo perché magari effettuato nella prima fase del contagio, quando le immunoglobuline IgM non sono state ancora prodotte, ma il soggetto può aver contratto comunque il virus ed essere contagioso. 

Secondo lei anche il Lazio dovrebbe sancire l'obbligo di indossare la mascherina come fatto in Lombardia e Toscana?

Sarebbe auspicabile sì, certamente lo sarà nella fase 2 quando le persone cominceranno a uscire di nuovo. Non quelle fatte in casa però, servono quelle chirurgiche che hanno filtri in uscita. È fondamentale che le indossi chi è infetto, ma se tutti le portiamo siamo tutti protetti. Il problema sarà sul reperimento, la burocrazia è l'altro grande virus di questo Paese. 

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