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Quattro tamponi con esito diverso: l'odissea del coach della nazionale di mma in sciopero della fame contro la quarantena forzata

Fabio Ciolli, direttore tecnico della nazionale italiana di mma, è in sciopero dopo essere stato costretto a rimanere forzatamente in un hotel ad Abu Dhabi dopo una serie di tamponi positivi e negativi al covid

"Ho il primo tampone negativo, il secondo positivo, il terzo negativo, il quarto positivo. Non c'è logica". Lo sfogo è di un atleta, Fabio Ciolli coach e direttore tecnico della nazionale italiana di mma, in sciopero della fame da ormai 4 giorni e costretto a rimanere forzatamente in un hotel ad Abu Dhabi dopo una serie di tamponi positivi e negativi al covid, mentre i suoi ragazzi hanno affrontato i campionati mondiali Immaf.

La delegazione italiana composta complessivamente da 9 atleti, il capo delegazione e appunto Fabio Ciolli, come direttore tecnico, era partita da Fiumicino lo scorso 24 gennaio. "Dopo il volo e il viaggio in pullman, siamo arrivati in hotel alle 6 del mattino. Tempo di mettermi la giacca e mi arriva un messaggio. È il ministero della salute degli Emirati Arabi: 'Lei è risultato positivo'. Da lì è iniziata la mia odissea".

Il calvario ad Abu Dhabi

Fabio Ciolli, 45 anni di Monte Mario e da anni attivo nell'accademia di mma in zona Battistini, inizia così la sua battaglia con la burocrazia del 'Coso-19', come lo chiama lui: "Non lo nomino perché sono fermamente convinto del potere evocativo del logos, le malattie viaggiano sulla frequenza della paura e perciò preferisco non proseguire con il gioco al massacro innescato ormai due anni fa". È vaccinato, perché come lui stesso ci racconta: "Siamo tutti in regola con la regolamentazione vigente altrimenti non saremmo neanche potuti partire".

"Ero preparato ad una eventualità del genere. Ad Abu Dhabi per i mondiali ci sono quasi 500 atleti in gara, più arbitri, cut man, dirigenti e coach, certo non pensavo di dover applicare la procedura proprio su di me", racconta. "Mi hanno messo un bollino arancione sulla porta della camera d'albergo, per contrassegnarla". Ciolli resta in un albergo comunque di lusso, con una camera che gli permette anche di allenarsi: "Nonostante tutti mi dicano che sto male io proprio non riesco a sentirmici".

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Il tampone negativo, positivo e negativo

Le ore, però, passano e in lui i dubbi aumentano: "Da quando è iniziata questa storia del Coso-19 sono sempre rimasto sorpreso dal fatto che nessuno mi chiedesse più 'Come sta?', ma solo 'È positivo al Coso-19?'. Lo stato di salute passa in secondo piano, ti hanno detto che sei malato e quindi rassegnati che sei malato, pure se non hai nulla". Ciolli riesce così a mettersi in contatto con i dirigenti dell'Immaf, la federazione internazionale di arti marziali miste, per avere la possibilità di fare un nuovo test. Da lì inizia il suo sciopero della fame.

"A Roma, prima del volo, ero risultato negativo, arrivato in aeroporto ad Abu Dhabi no. Com'è possibile?", dice. Il secondo tampone, gli dà ragione: il risultato è negativo. Per uscire dalla stanza e seguire le gare dei suoi ragazzi, nel frattempo iniziate, ha bisogno però di un nuovo test che attesti la negavità al coronavirus. "Smuovo tutti i dirigenti Immaf per farmelo fare. I ragazzi scendono giù a rompere le scatole a chiunque abbia un camice. Gli faccio notare l'assurdità di un sistema che mi vede negativo in Italia, positivo in aeroporto e negativo in hotel dopo 12 ore".

Il trasferimento nel covid hotel

Ma l'odissea non è finita. Anzi. Il 26 gennaio, due giorni dopo l'arrivo nel paese arabo, Ciolli è infatti costretto a restare di nuovo in camera. "Il quarto tampone (il terzo fatto ad Abu Dhabi) dà esito positivo, rimarcando la totale inattendibilità di questo metodo diagnostico", racconta l'esperto di mma che poi ha una nuova brutta notizia. L'esito del nuovo tampone positivo innesca un nuovo protocollo anti contagio.

"Mi arriva una telefonata dalla reception, mi dicono di tenermi pronto perché mi devono trasferire in un hotel dell'orrore, un covid hotel - sottolinea ancora -. Mi richiamano e mi dicono di scendere, un taxi mi porta in un altro hotel e non ho avuto neanche modo di salutare nessuno. Arrivo al triage e c'era gente che tossiva. Io no, non ho mai avuto nulla. L'hotel è di lusso, ma dismesso, tutto puzza di malattia, di fetido".

Lo sciopero della fame continua

Ciolli, che tiene anche un diario per raccontare quanto sta vivendo, poi aggiunge: "Non ho febbre, non ho naso che cola, non ho nulla, ho solo tamponi che escono positivi in alternanza con tamponi negativi. Questo la dice lunga su questo metodo diagnostico. Oggi sono arrivato al quarto giorno di digiuno per me ed ho intenzione di continuare finché non mi viene accordato un tampone. Trovo assurdo che un soggetto sano non possa neanche dimostrare di esserlo perché risucchiato dal leviatano burocratico-sanitario. Lo sciopero della fame è anche nei confronti dell'Immaf che ad oggi non mi ha fornito alcun supporto di nessuna natura. Non mi hanno mai risposto ai messaggi ed una volta trasferitomi nel covid hotel nessuno di loro si è mai preoccupato delle mie condizioni. Una caduta di stile incredibile".

"Continuo finché non mi fanno il tampone - ha concluso Ciolli a RomaToday - So che è una misura drastica, ma di fronte a questo non posso fare altro. Quando mi accorderanno i tamponi mangerò di nuovo". La protesta continua, l'avventura dell'Italia al mondiale invece no, gli Azzurri sono stati eliminati ai quarti di finale.

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