La casa popolare della zia ricoverata viene occupata, disabile e la madre 83enne: "Dovevamo trasferirci da lei, ma nessuno interviene"
Luigi invalido al 100 per cento, in attesa di un alloggio popolare da nove anni, stava attendendo da Ater la risposta alla richiesta di ampliamento del nucleo familiare della zia. Ma nel frattempo la casa è stata occupata
Avrebbe dovuto trasferirsi nella casa popolare della zia, dopo aver fatto regolare domanda di allargamento del nucleo familiare. Ma la scorsa settimana non è potuto entrare, come faceva ormai ogni tanto da mesi per controllare che l’appartamento si mantenesse in buono stato. “A novembre mia zia si è ammalata ed è stata ricoverata. A febbraio la sua casa è stata occupata e la serratura forzata. Non mi hanno fatto più entrare”. Luigi Seclì, 58 anni, invalido al 100 per cento, vive con la madre di 83 anni al terzo piano di un appartamento di Monteverde. Nel 2004 ha scoperto di avere una grave forma di sclerosi multipla, cammina con le stampelle e sa che presto potrebbe finire sulla sedia a rotelle. Lui e la madre sono in attesa di una casa popolare da nove anni. 41 punti, seicentesimo posto.
“L’appartamento dove abito con mia madre non ha l’ascensore e io esco raramente perché faccio molta fatica a risalire le scale. Cosa accadrà quando la situazione peggiorerà?”. Per questo andare a vivere con la zia era importante. Quell’appartamento si trova al piano terra rialzato di uno dei palazzi popolari del quartiere Laurentino. “Per me sarebbe stato comodo per poter continuare a uscire di casa. Abbiamo fatto tutto in modo regolare: mia zia ha avanzato la domanda di ampliamento del nucleo familiare per la sorella, mia madre, e il figlio, che sarei io. Ci siamo fatti aiutare da Yuri Trombetti (responsabile Casa del Pd di Roma, ndr). Abbiamo atteso per mesi una risposta dall’Ater, perché non volevamo entrare prima di avere in mano un foglio ufficiale. Ma siamo arrivati tardi, perché la casa è stata occupata”.
Dentro ci sono ancora i mobili, i vestiti, gli elettrodomestici, i ricordi della zia ricoverata. “Abbiamo tentato di parlare con gli occupanti ma ci hanno detto che si sono già autodenunciati alla polizia locale, che avevano agito per necessità. Io questo non lo discuto e non me la voglio prendere con loro, ma come è possibile che le istituzioni non possano fare niente? Che mi dicano che, di fronte a un’autodenuncia, tutto è regolare? Io e mia madre non abbiamo potuto fare altro che andarcene”.
La voce di Luigi Seclì, più che rassegnazione, ha il timbro dell’indignazione. “Non sono uno che si abbatte”, ripete più volte. Nel 2015 ha anche comprato una roulotte in un campeggio di Sperlonga. “Così non devo fare le scale e il pomeriggio posso fare pesca subacquea. È la mia fisioterapia. Scivolo nell’acqua procedendo a quattro zampe ed esco allo stesso modo. D’inverno sopravvivo perché penso al mare”. Ci ha scritto anche un libro, si chiama ‘La porta nel mare’, dove racconta la sua esperienza. “Non sono uno che si abbatte”, ripete. “Non voglio la compassione di nessuno, ma per mia madre scoprire che casa di sua sorella è stata occupata è stata una pugnalata”.
Seclì e la madre vivono con le rispettive pensioni. “Non mi lamento, riesco a mettere nel frigo quello che mi piace e questo mi basta”. Merito anche dell’affitto a prezzi accessibili che paga per vivere in quell’abitazione: “Vivo in questa casa da 54 anni, praticamente ci sono nato”. Ora però quella casa senza ascensore sta diventando una gabbia. E cambiarla cercandone un’altra nel mercato privato per un’anziana e una persona disabile che vivono di pensione è impensabile, sia economicamente sia dal punto di vista delle garanzie richieste. Le uniche alternative sono l’assegnazione della casa popolare e l’appartamento della zia che aveva già avanzato domanda.
“Ma abbiamo capito che nessuno interverrà. L’assistente sociale che mi segue, e che in passato ci ha aiutato economicamente, dice che non si può fare niente tranne avanzare richiesta per montare un elevatore per le scale, che costa tantissimo. E io penso che sia uno spreco per questa casa che non è nemmeno la mia. Vorrei fare domanda di integrazione del punteggio in graduatoria, perché per me l’ascensore è un servizio essenziale e alle famiglie seguite dai servizi sociali che abitano in appartamenti privi di servizi essenziali vanno assegnati 17 punti aggiuntivi”.
A Luigi Seclì ora non resta che aspettare. Ma non si arrende. “Ho mandato la mia storia a politici e giornalisti. Anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cui segreteria mi ha già risposto. La prepotenza non è solo di quella messa in atto da chi mi ha occupato casa, ma anche quella delle istituzioni che se ne stanno in silenzio di fronte a questo fatto”.
Yuri Trombetti, responsabile Casa del Pd di Roma, che ha seguito la sua storia commenta: "Ritengo assurdo che non si possa intervenire subito per evitare tale scempio. Chiederemo ad Ater di attivarsi subito per riprendere l'alloggio e riconsegnarlo al legittimo assegnatario. Non demorderemo".