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Il caro-bollette mette a rischio i progetti di inserimento lavorativo per i detenuti

A Rebibbia Nuovo Complesso alcuni detenuti si occupano di catering, oltre a gestire una torrefazione. I consumi rischiano di mettere in ginocchio l'impresa e interrompere il percorso di chi ci lavora

Quasi vent'anni di attività all'interno della casa circondariale di Rebibbia, centinaia di persone detenute riportate a una vita normale tramite progetti di formazione e lavoro, un'impresa sociale che lavora anche con organizzazioni, privati ed istituzioni. Adesso, però, i rincari dell'energia e l'aumento delle bollette rischiano di fiaccare la capacità delle cooperative sociali che operano nelle carceri e in particolare di "Men at Work", realtà del terzo settore che fa parte dello sterminato sottobosco di coop che tiene in piedi l'impianto sociale e si rivolge agli ultimi. 

La cooperativa che si occupa di reinserimento dei detenuti tramite il lavoro

Presidente di "Men at Work" ma anche di Federsolidarietà - Confcooperative Lazio, Luciano Pantarotto torna a lanciare l'allarme: "E' a serio rischio la sostenibilità delle cooperative nelle carceri - spiega a RomaToday -. Rebibbia Nuovo Complesso al suo interno ha una torrefazione che vende caffè e altri prodotti, ci sono dei lavoratori ed è un'impresa energivora. Poi facciamo catering, usiamo gas ed elettricità, ma ad oggi nemmeno sappiamo quanto dovremo spendere per le prossime bollette. Tutto ciò compromette il privato sociale e avendo a che fare con i detenuti si va ad intaccare quello che è un diritto costituzionale sancito dall'articolo 47 che prevede il reinserimento di chi è privato della libertà personale"

Una cucina da 800 pasti al giorno che organizza catering e servizio a domicilio

cucina rebibbia cuoco-2

In un posto come Rebibbia, con 1.450 detenuti, il ruolo delle cooperative sociali è basilare: "Sostituiamo lo Stato che quando fa l'imprenditore purtroppo lo fa male - continua Pantarotto - e lo facciamo dal 2003. Catering, produzione dolciaria, torrefazione, forniamo pasti al pubblico e al privato: centri estivi, centri diurni, pasti a domicilio. Il potenziale quotidiano è di 800 pasti al giorno. Quando i detenuti ricevono le visite dei familiari nel giardino interno, se vogliono possono usufruire del nostro servizio per rendere più normale e piacevole i momenti con i parenti". Il tutto è reso possibile da una cucina di 400 mq ricavata dall'ex cucina-agenti "completamente abbandonata e ristrutturata in parte a spese nostre, in parte con fondi europei" specifica Pantarotto.

"A Roma oltre 3.000 detenuti adulti"

A luglio 2019 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante una visita a Rebibbia rimase a cena all'interno del carcere, assaggiando i piatti preparati da una squadra di cuochi formati nel tempo dalla cooperativa: "Ad oggi abbiamo 5 impiegati con regolare busta paga - continua Pantarotto - e 38 ore settimanali di lavoro. Adesso partiremo con un corso di formazione e con le certificazioni HACCP per la somministrazione di bevande e alimenti. Noi abbiamo la certificazione ISO9000, a testimonianza di un'attenzione estrema alla qualità del nostro lavoro". A Roma, tra Rebibbia Nuovo Complesso, sezione penale, sezione femminile, terza casa (custodia attenuata) e il carcere di Regina Coeli ci sono oltre 3.000 detenuti adulti: "E' come se parlassimo di un grosso complesso condominiale a Roma - conclude Pantarotto - ed è multi-problematico. Non possono venire meno certi progetti. Per questo chiederemo al nuovo Ministro e al dipartimento competente di poter ripartire i costi dei consumi secondo le tariffe 2021 e non le nuove". 

DOSSIER - Troppi detenuti, troppi morti. Tutti i dati sulle carceri romane

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