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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità Ponte Mammolo

Carenze per le classi scolastiche nel carcere di Rebibbia: docenti in sciopero degli scrutini

I docenti di Cub scuola manifestano per le condizioni scolastiche all'interno della struttura detentiva di Rebibbia

“Motivi per scioperare ne avremmo tutti i giorni e non lo facciamo, ma nelle nostre scuole si è superata la soglia della pazienza! La Scuola in carcere cosi come nelle nostre periferie non può essere ridotta ad un gesto di beneficenza pelosa, sempre più misera” si esprimono così i docenti della Cub che hanno indetto lo sciopero degli scrutini finali, escluse le classi terminali, per tutte le scuole della periferia est di Roma con sezioni carcerarie presso il carcere di Rebibbia. Gli istituti coinvolti saranno il CPIA1, l’IISS “J.von Neumann”, il Liceo Artistico “E.Rossi”, l’Alberghiero “Vespucci” e l’Istituto Agrario “E.Sereni”.

Mancato confronto tra le istituzioni, scuola, carcere, ASL

Nonostante la normativa per le sezioni carcerarie, i penitenziari di Rebibbia, unici nel Lazio, da novembre hanno sospeso la didattica in presenza, senza DAD, se non per una decina di studenti per poche ore prima degli esami, mentre centinaia rimanevano in cella a caccia di qualche segnale dall’esterno. Il mancato confronto tra le istituzioni, scuola, carcere, ASL non ha permesso neppure la definizione di un Protocollo per la gestione delle attività scolastiche, almeno nella fase emergenziale; "la ASL Roma 2 ha imposto la chiusura, negando ai docenti il minimo di controllo con tamponi periodici". E' questa la denuncia del personale Cub che dopo un le criticità dettate dal covid si sono ritrovati a far fronte a diverse problematiche tra cui l'impossibilità di svolgere in sicurezza il proprio lavoro.

Covid e scuola a Rebibbia

“Risultato di questa gestione è che la scuola a Rebibbia è stata ridotta a meno di una scuola per corrispondenza senza libri scolastici, altro che nuove tecnologie.” Così come affermano i docenti, inoltre questo non ha fermato i disagi dettati dal Covid a Rebibbia, né provvedimenti come la cancellazione, a febbraio, di decine di studenti dai Registri elettronici, che non ha permesso che in tanti potessero fare gli esami per la licenzia media e per alcuni è un’impresa andare a quelli di Stato, tutto si aggiunge alla riduzione delle “risorse umane” a disposizione della scuola con il taglio di migliaia di ore di lezione di questi ultimi anni.

“Sembra semplice a noi capire che il prossimo a.s. 2021/22 vi sarà bisogno di uno sforzo straordinario per recuperare sia le carenze disseminate dalla DAD , dove si è svolta, sia l'immensa dispersione scolastica nei nostri territori, tra i figli dei lavoratori e delle classi meno abbienti, eppure l’operazione di decurtazione degli organici delle “riforme”- continuano- quest’anno è toccato al Liceo Artistico, mentre le altre sono state graziate perché già al minimo. La Scuola tutta è stata tormentata dalla gestione a spot della pandemia, gli ultimi atti poi sono uno schiaffo: dopo i tavoli con le rotelle, 4 soldi per un Piano Estate da gestire anche con i privati per garantire al massimo un parcheggio estivo dei ragazzi, il Curriculum dello Studente, retaggio della “Mala Scuola” (tentativo di togliere valore al Diploma creando discriminazioni di reddito), lo stesso anticipo degli scrutini (ipotesi fatta nel 2020) e imposta a 10 giorni dalla fine dell’anno proprio quando l’emergenza sanitaria si sta allentando” .

Tutto ciò rende la vita della scuola una corsa percepita, al meglio, come inutile. La “Scuola al centro della ripresa” è il mantra del Governo, dicono i docenti, “ forse si sono accorti del basso numero di laureati e diplomati dei pochi ricercatori scappati all’estero, mantra che si sostanzia come frenetica privatizzazione e svuotamento della funzione costituzionale della scuola”.

"La gestione della pandemia ha messo a nudo i veri problemi"

 Mannaia sugli organici sia in termini numerici che contrattuali, salariali e dei diritti, aumento del numero degli studenti per classi, irrisori e propagandistici investimenti sull’edilizia scolastica. “L’idea stessa della collegialità, della democrazia e del diritto allo studio, e alla salute, sono un orpello".

 “Lo vediamo anche nei nostri Collegi Docenti. Per rialzarci dalla crisi: Scuola, Sanità e Trasporti devono essere in mano pubblica con un grande piano di assunzioni, l’abbassamento dell’età pensionabile, aumenti salariali e ripristino e di tutte le libertà costituzionali, da quella di insegnamento a quelle sindacali. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza va in tutt’altra direzione: ci indebitiamo per i prossimi decenni ma non un posto di lavoro in più verrà creato, anzi, il massiccio e indiscriminato uso delle nuove tecnologie non ci libererà dalle fatiche ma aumenterà la disoccupazione. E’ ora che si torni a parlare davvero di Scuola con chi la fa tutti i giorni”.

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