rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

La storia di Matias, il bimbo "plusdotato" prigioniero della sua genialità

Il piccolo Matias emarginato a causa dell'intelligenza superiore alla norma: difficile integrarsi con i coetanei e anche a scuola. L'allarme della Fondazione Roma Litorale: "Fenomeno molto diffuso"

A 6 mesi camminava, a 18 faceva operazioni matematiche molto complesse. A 3 anni leggeva e scriveva: un’intelligenza eccezionale, quella del piccolo Matias, che è per lui diventata però una prigione. Perché la genialità lo ha trasformato in una sorta di emarginato, poco compreso sia dai coetanei sia in ambito scolastico, come confermano dalla Fondazione Roma Litorale, ente che si occupa di oltre 400 bambini con disabilità intellettiva e fragilità sul litorale di Roma. Tra loro sono presenti anche diversi “plusdotati”, così vengono definiti quei bambini con un quoziente intellettivo fuori dal comune.

Un fenomeno sommerso, quello delle difficoltà dei bambini “geniali”, che fino a qualche anno fa era ancora poco studiato e che inizia oggi ad affacciarsi con sempre maggiore frequenza: “È molto più diffuso di quanto si pensi - spiega la dottoressa Alba Sunshine Bettoschi, neuropsichiatra infantile responsabile dell’area ‘età evolutiva’ della Fondazione Roma Litorale - Molti vengono per un semplice disturbo del linguaggio o del comportamento ma sotto c’è tanto altro. Li immaginiamo geni, i primi della classe. In realtà spesso hanno difficoltà, non studiano, non si interessano alla scuola perché non si sentono capiti. Sono frustrati dalla sua rigidità”. 

A raccontare la storia di Matias, e le difficoltà affrontate per avere finalmente una diagnosi, è anche la madre, Laura: “Che avesse caratteristiche diverse dagli altri bambini ce ne accorgemmo subito. Matias però era iperattivo, stargli dietro una fatica - spiega - Le prime diagnosi furono confuse: autismo, adhd, disturbo del linguaggio e del comportamento. La nostra fortuna è stata trovare persone che ci hanno indirizzati a centri in grado di fare una vera diagnosi. Io e il mio compagno eravamo travolti da questo bambino, ci sentivamo incapaci. A scuola il confronto con i compagni di scuola e gli insegnanti, pur essendo apertissimi, è sempre stato difficile. Si annoiava e questo amplificava la sua iperattività e frustrazione”.

“Matias - prosegue la dottoressa Bettoschi - presenta una estrema maturità cognitiva alla quale fa da contraltare una immaturità emotiva molto forte. Parliamo di un bambino che all’asilo scriveva, leggeva e faceva operazioni complesse mentre gli altri giocavano. Questo ha sempre provocato in lui molta frustrazione e rabbia nei confronti senza però che ne capisse il reale motivo. La prima cosa che abbiamo fatto è stata proporre e ottenere che saltasse una classe, dalla seconda è passato in quarta. Abbiamo poi iniziato una serie di interventi cognitivo comportamentali sia a casa che a scuola a cui associamo interventi assistiti con gli animali in un maneggio di Fiumicino e un parent training con la famiglia”. 

“Oggi - conclude Bettoschi - è un ragazzo più gestibile anche se le modalità con la quale è stata costruita la scuola in Italia non lo aiutano. Servirebbero classi aperte, più flessibili. Avrebbe bisogno di svolgere il programma delle superiori per quanto riguarda alcune materie, mentre in altre quello delle medie. I ragazzi plusdotati in genere vengono segnalati proprio perché non vanno bene, non studiano, non si interessano della scuola, fanno fatica a concentrarsi perché si annoiano ed è difficile catturare la loro attenzione. Siamo di fronte a un fenomeno sempre più esteso. Abbiamo dati che ci indicano che in una scuola abbiamo almeno 5-6 bambini con queste caratteristiche e che senza le giuste attenzioni rischiamo di perdere”. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La storia di Matias, il bimbo "plusdotato" prigioniero della sua genialità

RomaToday è in caricamento