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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Torre Angela / Via di Tor Bella Monaca

A bordo del serpentone di Roma Est: il 20, l'autobus che ti sbatte in faccia la periferia

Un percorso lungo 24 fermate che attraversa Roma est, passando per l’università e l’ospedale di Tor Vergata e via dell’Archeologia

Se quello da Anagnina a Tor Bella Monaca sarà un viaggio sereno, si fa presto a dirlo, già dal capolinea della stazione metro. E’ all’ultimo stallo, sotto la tettoia di vetro, appoggiati alla balaustra, seduti sul marciapiedi o riparati all’ombra del grande albero che giovani, giovanissimi e anziani, aspettano l’autobus che arrivi e poi riparta verso la periferia della città: viale Cambellotti, a Tor Bella Monaca.

Studenti diretti all’università Tor Vergata con lo zaino sulle spalle, lo sguardo perso nel vuoto e già proiettato verso le prossime ore tra i banchi; anziani con in mano buste di carta della grandezza di cartelle cliniche indirizzati al policlinico universitario; donne e uomini che portano sacchetti con la spesa; lavoratori e pendolari. E poi ci sono gli avventori: sono quelli che qualche volta barcollano, altre strillano in solitudine, altre litigano tra loro o sciolgono i cani all’interno della vettura, altre volte chiedono qualche moneta, si accendono una sigaretta (e la fumano), aprono una bustina di stagnola per calmarsi o ti dicono che stanno scalzi perché dei folletti gli hanno rubato le scarpe. Quando accade, intorno a loro si crea un vuoto: i passeggeri si alzano e cambiano posto, qualcuno scende dove non dovrebbe, qualcun'altro scuote la testa. Nessuno dice niente. Nemmeno gli autisti perché ‘Io c’ho na famiglia. Che ne so che se rimprovero qualcuno poi non mi aspetta alla fermata dopo con gli amici suoi? Io la sera voglio tornà a casa’.

Il serpentone, così è chiamato il bus ‘doppio’, con le sue 24 fermate attraversa gran parte del territorio di Roma est, collegando uno degli snodi più importanti della città (stazione metro Anagnina) a via dell’Archeologia, nota per essere tra le piazze di spaccio più grandi del Paese. A condurre il ‘serpentone’ in questa linea solo uomini ‘perchè per le donne è meno sicuro’ si dice, e a bordo nessun controllo. “Abito in via Quaglia, prendo questo bus 4 volte al giorno, 12 mesi all’anno, mai visto nessuno che controlla il titolo di viaggio. Ma io il biglietto lo faccio!”. Questi sono mezzi ‘blindati’, gli autisti sono ‘chiusi’ in una cabina. È una linea che ‘Sta sotto schiaffo, non salta mai una corsa, perché se no lo sai che succede quando poi arriva alla fermata? Che l’autobus lo sfasciano”.

C’è anche chi sale, si siede agli ultimi posti e resta lì, per tutta la durata del viaggio e poi scende dove è salito, da sveglio o dormendo. In via dell’Archeologia, il 20 ci passa due volte, all’andata e al ritorno nella stessa corsa: attraversa le torri e si ferma se due auto sono in mezzo alla strada e i conducenti stanno chiacchierando, nessuno suona il clacson, nessuno si lamenta. In via dell’Archeologia se c’è un intoppo sulla strada si aspetta a basta. Può capitare anche che in viale Cambellotti, al capolinea, non parta il primo autobus ma il secondo in coda, perché sul primo c’è una squadra del 118 che sta medicando una donna che ha litigato a bordo e in strada ci sono I carabinieri.

“Su questa linea c’è un problema al giorno ma se ne fregano tutti. Quando salgo sull’autobus mi guardo intorno, cerco un posto ma poi mi fermo sempre davanti alle porte. Hai visto mai che mi tocca scendere di corsa?”. E intanto, nel silenzio generale, la percezione della sicurezza, per gli utenti e per gli autisti, rimane una chimera: il 20 continua ad essere il bus dove tutto è possibile e dove tutto avviene senza conseguenze.

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