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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, la Cgil chiede un piano di assunzioni: "Per evitare il collasso, 10mila unità in più"

Il sindacato ricorda come nel Lazio si è già perso negli anni precedenti "oltre il 10 per cento del personale del comparto sanitario, quasi il doppio della media nazionale"

Per far fronte alla seconda ondata dell'epidemia di Coronavirus ed evitare il tracollo degli ospedali del Lazio servono 10mila unità in più. Ne sono convinte Cgil e Fp Cgil di Roma e Lazio che hanno scritto nero su bianco questa richiesta in una nota. "Con la seconda fase critica dell’epidemia Covid in corso, diventa urgentissimo individuare tutte le soluzioni e i percorsi possibili per immettere in tempi rapidi il maggior numero di personale negli ospedali e nelle aziende sanitarie della regione", si legge nel comunicato. Almeno 10 mila unità in più, secondo la Cgil, che devono andare di pari passo con il potenziamento della rete Covid, l’incremento dei posti letto e terapia intensiva disposto in queste settimane. 

“Già 3000 sono le unità assunte nell’ambito del reclutamento straordinario legato all’emergenza sanitaria, ma l’investimento fin qui fatto deve essere quantomeno triplicato”, dichiarano Cgil e Fp Cgil di Roma e Lazio. “La denuncia sulle gravi carenze di personale sanitario di tutti i profili è un tema che solleviamo da tempo, molto prima dell’emergenza. Nel Lazio, si è già perso negli anni precedenti oltre il 10% del personale del comparto sanitario, quasi il doppio della media nazionale".

Per Cgil e Fp Cgil di Roma e del Lazio la previsione delle 5000 unità previste nei fabbisogni triennali, prima dell’emergenza, "è solo la metà di quanto necessario a riequilibrare, e solo in parte, gli organici drasticamente ridotti per le mancate assunzioni negli anni del commissariamento e per i pensionamenti intercorsi".

E il saldo, sottolineano, sarebbe comunque negativo "considerando anche il fatto che, nelle graduatorie di concorso ancora valide, molti idonei sono professionisti già in servizio, a tempo determinato, presso le stesse aziende sanitarie, o dipendenti di strutture private accreditate. Non tutte le nuove assunzioni, quindi, sono da considerarsi nuove risorse tout court”, aggiungono Cgil e Fp.

L'attenzione è rivolta sulla tenuta del servizio sanitario ma anche sulla tutela dei lavoratori di questo comparto: “Con l’aumento dei casi e degli accessi, il sistema sanitario sta rischiando il collasso, e si aggrava lo stress a cui è sottoposto il personale in servizio, con un’età media elevata (il 40% over 55). Serve anche maggiore attenzione alla sicurezza degli operatori, con protocolli certi e omogenei per tutte le aziende, DPI e test a tutto il personale, riducendo il rischio di contagi tra il personale, già verificatisi in tante strutture, nodi centrali della rete Covid. In carenza di personale, è difficile sostituire chi si trova in sorveglianza sanitaria”.

Per questo, ribadisce il sindacato, "serve un’accelerazione su assunzioni a tempo indeterminato, di almeno 10 mila unità in più, da tutte le graduatorie esistenti e da nuovi concorsi, anche con misure straordinarie che riducano i tempi di espletamento e effettiva immissione in servizio, altrimenti il sistema imploderà sotto l’onda d’urto della pandemia".

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