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Quarant'anni fa moriva Francesco Evangelista, il "Serpico" romano assassinato dai neofascisti

Commemorato il poliziotto che il 28 maggio 1980 perse la vita davanti al liceo Giulio Cesare per mano d'un commando dei NAR

Nel giardino di piazza Trasimeno, dal 2015, è presente una targa dedicata a Francesco “Serpico” Evangelista. L’area verde è stata infatti intitolata al Vice Brigadiere della Polizia di Stato assassinato, nel 1980, da un commando dei NAR.

La commemorazione

Il 28 maggio 2020 ricorre il quarantesimo anniversario da quell’omicidio, perpetrato davanti al liceo Giulio Cesare. E per ricordare il tragico episodio, il Questore di Roma Carmine Esposito, alla presenza dei famigliari, ha deposto una corona d’alloro all’interno del commissariato Porta Pia, dov’è presente una lapide commemorativa.

Un poliziotto leggendario

Francesco Evangelista, noto come “Serpico” è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari a 37 anni. Nonostante la giovane età il Vice Brigadiere, arruolatosi nel 1962, durante gli anni di servizio aveva lasciato il segno. Esperto di arti marziali, si è reso protagonista di centinaia di arresti. Particolarmente eclatante quello effettuato nel 1975 quando, nonostante l’impedimento causato da un busto, era riuscito a disarmare e catturare un rapinatore di banca. 

Il busto lo indossava perché, nello stesso anno, aveva riportato una lesione alla colonna vertebrale. Se l’era procurata perché era stato scaraventato fuori da una finestra da alcuni ladri che erano stati sorpresi, nel quartiere Trieste, mentre stavano compiendo un furto in appartamento.

L'attentato davanti al Giulio Cesare

L’omicidio di Evangelista è maturato durante gli anni di piombo. La mattina del 28 maggio 1980, intorno alle 8 di mattina, “Serpico” era in pattuglia con altri due colleghi davanti al Giulio Cesare. Il liceo romano era, in quel periodo, frequentemente teatro di scontri tra gli studenti delle opposte fazioni. Intorno alle 8 la pattuglia venne sorpresa da un commando del Nucleo Armato Rivoluzionario.

L’obiettivo dei terroristi era quello di disarmare gli agenti. Una pratica che veniva perpetrata con l'intento di “ridicolizzare” il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine. L’iniziativa si concluse con un tragico conflitto a fuoco che portò al ferimento del Vice Brigadiere Antonio Manfreda, morto anni dopo per le pesanti conseguenze riportate, ed alla morte di Francesco Evangelista.

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