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Da San Francisco a Roma, in un libro le città trasformate da Airbnb

‘Airbnb città merce – Storie di resistenza alla gentrificazione digitale’ di Sarah Gainsforth, pubblicato da DeriveApprodi

Da San Francisco a Lisbona, il mercato degli affitti brevi generato da Airbnb ha contribuito a trasformare per sempre la vita nelle città. Roma, con oltre 30mila alloggi destinati a questo scopo, è la più coivolta in termini di numeri assoluti in un’Italia che per gli affari della piattaforma digitale rappresenta il terzo mercato mondiale. Nonostante questo nella Città Eterna il dibattito pubblico in merito, quando non del tutto inesistente, si è concentrato soprattutto sulle conseguenze sul settore ricettivo, visto come diretto concorrente nell’accalappiare turisti di tutto il mondo, mentre solo una fetta di ricercatori e attivisti delle realtà sociali cittadine hanno iniziato a focalizzare la propria attenzione sulle ricadute che questo fenomeno sta generando sullo spazio urbano e sull’abitare. Il libro pubblicato da DeriveApprodi Airbnb città merce – Storie di resistenza alla gentrificazione digitale, scritto dalla giornalista e ricercatrice indipendente Sarah Gainsforth, è in questo senso un prezioso strumento per comprendere cosa sta accadendo.

“Il mio lavoro smonta la retorica della creatività individuale e della comunità che si è formata attorno al progetto per mostrare tutte le contraddizion che nascono da questo modello”, spiega Gainsforth. “Se mettere in affitto una stanza su Airbnb all’inizio poteva sembrare un’opportunità per quanti non riuscivano ad arrivare alla fine del mese con il passare del tempo abbiamo assistito a una professionalizzazione di questa attività con una conseguente sottrazione di un numero molto alto di abitazioni dal mercato ordinario dell’affitto e un generale aumento canoni per i residenti”.

È così che quella promessa che suona come un ossimoro, viaggiare “sentendoti a casa tua”, è diventata un’occasione di un’ulteriore mercificazione degli spazi della città e delle sue relazioni trasformando l’affitto di una stanza o una casa per pochi giorni in un motore per estrarre ricchezza e generare nuove occasioni di rendita. “Per esempio a Roma nonostante gli host con più di un alloggio siano solo il 22 per cento del totale si spartiscono quasi il 60 per cento del mercato generato su Airbnb (dato ripreso dallo studio "Il fenomeno Airbnb e la geografia degli host a Roma” di Antonello Romano, ndr)”, sottolinea l’autrice.

Il libro parte dai casi di città come San Francisco, New York, Lisbona e Toronto, dove il dibattito sulla questione abitativa legata al proliferare di Airbnb è più articolato e all’interno della società civile agiscono diversi movimenti volti a rivendicare strumenti normativi e giuridici in grado di rendere le città capaci di gestire il fenomeno. Poi approda a Venezia, Firenze e Roma dove “Airbnb, con oltre 20mila alloggi, gestisce un settimo delle case in locazione preceduta solo da Ater con 48mila unità e dal Comune che ne possiede 28mila”. Nonostante questi numeri, continua Gainsforth “in Italia resta un fenomeno sottovalutato perché incide su una fascia minoritaria di popolazione, cioè quella che vive in affitto mentre invece sta generando forti ripercussioni. In alcune città si fatica a trovare alloggi in locazione. Ci sono famiglia sfrattate anche se possono pagare, perché i proprietari preferiscono gestire le proprie abitazoni tramite Airbnb”.

Come detto anche Roma, che nei decenni passati ha già vissuto un consistente svuotamento del numero di residenti dal cosiddetto Centro storico per lasciare spazio ad attività ricettive destinate ai turisti, ha visto una massiccia diffusione di affitti su Airbnb. Come riporta MappaRoma.info, un progetto che presenta e analizza dati relativi a Roma presentandoli in forma geografica, a Roma sono 30mila le stanze o gli alloggi interi messi in affitto su Airbnb pari a un numero di posti letto superiore di diverse migliaia rispetto ai mille alberghi presenti sul territorio cittadino. Il tasso di crescita annuale è invece dell'8 per cento. “Roma è la città italiana con più annunci su Airbnb. Oltre il 60 per cento di questi riguarda interi appartamenti, dei quali oltre la metà è localizzata nel Centro storico anche se negli ultimi anni il fenomeno di sta diffondendo anche in quartieri come San Lorenzo, il Pigneto e Tor Pignattara”.

In termini numerici parliamo di oltre 15mila e 700 annunci (dato riferibile a maggio del 2019) relativi al primo municipio dei quali ben quasi 10mila e 500 case intere affittate mediamente per 115 notti all’anno al prezzo medio di 135 euro a notte e un guadagno stimato in 1.063 euro al mese. Secondo lo studio La Airbnbificazione delle città, effetti a Roma tra centro e periferia di Filippo Celata de La Sapienza Università di Roma, così come ripreso anche nel volume di Gainsforth, oltre un quarto della capacità ricettiva presente su Airbnb si concentra in quattro zone urbanistiche: Centro Storico, Trastevere, Zona Archeologica a Prati (fra il Vaticano e Castel San’Angelo) ovvero nel 40% del municipio I, la zona entro le Mura Aureliane. La concentrazione di annunci è alta anche nell’area di San Giovanni in Laterano, nella zona della stazione Termini a San Lorenzo, a Monte Verde, nella zona più centrale del municipio. I municipi II, V, VII, XII e XII hanno tra i 1.200 e i 2000 annunci, tutti gli altri hanno meno di mille annunci, il VI ne ha 248.

“Questi dati dimostrano come la piattaforma non sia uno strumento nelle mani della classe media finalizzato ad integrare il reddito tramite l’affitto della “stanza in più” ma favorisce l’accumulazione di proprietà e ricavi, incide sull’offerta di case e stanze in affitto, sull’aumento dei valori immobiliari e, a ricasco, sul tessuto sociale ed economico dei rioni più centrali di Roma”. 

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