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Affrancazioni, arriva il "saltafila": così si potrà velocizzare la pratica lumaca

Secondo una comunicazione firmata dal direttore del Pau, chi può dimostrare la presenza di contenziosi dovuti alla mancata affrancazione può chiedere di passare avanti nell'iter burocratico

Il caos generato dalla lentezza nella lavorazione delle istanze di affrancazione, la "tassa" che permette ai proprietari di svincolarsi dal prezzo massimo di cessione e locazione imposto agli immobili costruiti nei piani di zona, si arricchisce di un nuovo tassello che mette in agitazione i cittadini romani. 

La comunicazione del direttore del dipartimento

L'11 aprile il nuovo direttore del dipartimento urbanistica, Gianni Gianfrancesco, ha firmato una comunicazione nella quale si dà facoltà agli utenti "che possano evidenziare nell’istanza l’esistenza, formalmente documentata e verificabile, di oggettivi, gravi ed ineludibili motivi di immediato danno economico e di potenziale esposizione finanziaria" di passare avanti rispetto ad altri e vedere lavorata la pratica più velocemente.

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Cosa potranno fare alcuni utenti per velocizzare la pratica

In sostanza i proprietari che abbiano tra capo e collo l'imminente scadenza - non oltre i 30 giorni - di obbligazioni riguardanti i beni interessati, avranno diritto a presentare istanza tramite la compilazione di un modello apposito. Qualora venisse accettata, gli uffici riconoscerebbero una deroga all'ordine cronologico di trattazione. Il numero di accesso al protocollo, dunque, non varrebbe più. Questo per evitare a diverse decine di proprietari (e potenziali acquirenti) di pagare cifre anche ingenti quali penali per non aver rispettato i tempi di compravendita stabiliti dal compromesso. 

Il parere dell'avvocato: "Fatta male e senza valore giuridico"

L'avvocato Andrea Lamonaca, legale di Arep (associazione regionale edilizia popolare), spiega così la nuova "trovata" del dipartimento: "E' una cosa fatta male - commenta a RomaToday - , l'ennesimo tentativo di creare un sotterfugio e aggirare le norme. Non si comprende più quale sarà il criterio predominante, visto che già ne esistono due ovvero la pratica semplificata e quella urgentata. Il principio potrebbe anche essere corretto, perché effettivamente ci sono molti casi in cui se saltano i compromessi si verificano perdite economiche, ma il punto da capire è anche un altro: funzionerà? Se produco un contratto preliminare che scade tra una settimana, gli uffici mi lavorano la pratica entro una settimana? Ho dei dubbi". Infine Lamonaca esprime perplessità sul valore reale della comunicazione: "Non è una delibera - conclude - , è una procedura interna resa pubblica sul sito, ma giuridicamente è illegale. Si può facilmente impugnare". 

Le reazioni dei cittadini

Anche da parte di chi con le istanze di affrancazione sta penando da anni, le reazioni non sono proprio positive: "Mi viene da piangere - scrive Giada sul gruppo Facebook 'Caos prezzi massimi di cessione Roma' - adesso bisogna anche giustificare il motivo della fretta ad affrancare. La casa è mia, vorrei sistemare il papocchio fatto dal comune e mi chiedono pure perché. Senza parole". Anche Lucina è sbigottita: "I ritardi sono strutturali all'interno dell'amministrazione e il cittadino deve dimostrarlo, e chiedere per piacere l'ennesima deroga. Che faccia...". E poi Serena: "Chi come me ha presentato prima ordinaria e poi, per velocizzare, la semplificata continua ad attendere tempi biblici". 

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