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La storia di Adriano Urso, il pianista diventato rider "per continuare a stare in mezzo alla gente"

L’intervista ad Emanuele Urso, musicista e fratello di Adriano, scomparso a causa di un malore mentre faceva una consegna come rider: "Senza il palco voleva sentirsi comunque utile"

“Il Covid ha fatto anche altri tipi di vittime, la categoria dei lavoratori dello spettacolo non è mai stata presa in considerazione e spero che con quanto accaduto qualcosa si smuova”. A parlare è Emanuele Urso, musicista e direttore d’orchestra fratello dell’apprezzato pianista Adriano, scomparso quasi due mesi fa a causa di un malore mentre faceva una consegna come rider.

Emanuele ci racconta l’animo intimo di Adriano, la sua passione per la musica, il talento nella scrittura di un pezzo, quel contatto con il pubblico che non faceva sentire vivo. Poi il Coronavirus, lo stop agli spettacoli, quel silenzio assordante che per Adriano era diventato insopportabile. “Lui più di tutti soffriva il fatto di trovarsi fermo - spiega Emanuele -, tanto che ha deciso di fare il rider più per avere l’opportunità di socializzare con gli altri e il sentirsi impegnato in qualche modo che per un fattore economico. Poteva non farlo, ma ha scelto così”.

Adriano lascia una moglie e una famiglia che fa fatica ad accettare quanto accaduto. Un destino ingiusto l’ha portato via, in uno dei suoi vestiti eleganti, da “uomo di altri tempi” come viene definito proprio dal fratello Emanuele.

“Il pianista che lo sostituirà avrà un grosso compito - conclude Emanuele con gli occhi che diventano umidi -, dovrà studiare tutta la musica scritta da mio fratello. Ma voglio farmi trovare pronto per quel momento, quando potremmo tornare a suonare davanti ad un pubblico”.

(Le immagini dell’esibizione di Adriano Urso sono state prese da un video tributo fatto in suo onore e pubblicato nella pagina Facebook del fratello Emanuele)

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