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Una famiglia di rifugiati afgani trova accoglienza grazie a Baobab

Scappati da Kabul grazie ai corridoi governativi, oggi vivono vicino al Flaminio. I due figli minori andranno in un istituto tecnico di Roma, i tre più grandi hanno ottenuto una borsa di studio per l'università di Siena

Una famiglia di 7 persone, fuggita da Kabul grazie ai corridoi governativi subito dopo la presa del potere da parte dei Talebani in Afghanistan, da qualche settimana ha trovato riparo e accoglienza a Roma grazie ai volontari di Baobab, la onlus che quotidianamente si occupa di senza dimora e migranti alla stazione Tiburtina. Una coppia tra i 55 e i 60 anni con 5 figli, di cui due minorenni, è riuscita a salire su uno dei voli partiti dall'aeroporto della capitale ormai in mano ai terroristi e oggi ha la possibilità di ricominciare, seppur con la quotidiana paura di essere raggiunta dalle loro minacce, quelle che l'hanno spinta a fuggire.

"La più grande delle due figlie - spiega a Roma Today Alice Basiglini, portavoce di Baobab - era un'attivista per i diritti delle donne molto nota in Afghanistan, i Talebani volevano che si arruolasse con loro per diventare una spia all'interno delle onlus impegnate nel paese, quando si è rifiutata è diventata un obiettivo per loro come tutta la famiglia".

Oggi vivono in un appartamento non distante dal quartiere Flaminio, preso in affitto da Baobab "a spese completamente dell'associazione, il Governo non finanzia chi prende parte al sistema d'accoglienza", il papà e la mamma imparano italiano mentre i cique figli si preparano a cominciare un percorso di studi: due dei maschi stanno per iniziare il liceo a Roma ("non è stato semplice trovarne uno, abbiamo ricevuto parecchi no"), gli altri tre andranno presto a Siena per studiare all'università grazie a una borsa di studio: "Parlano un po' di inglese - racconta Alice - e stanno migliorando con un corso, così potranno seguire le lezioni e dare esami in inglese". 

Ma come si è verificato questo incontro tra una famiglia di profughi afgani e Baobab? "Da anni ci interessiamo alla rotta migratoria dei Balcani - risponde Alice - e spessissimo incontriamo cittadini afgani in fuga. Allora, dopo che è scoppiata l'emergenza umanitaria, ci siamo messi in contatto con Sant'Egidio dando disponibilità. Cinque giorni prima che arrivassero siamo stati avvertiti, l'organizzazione non è stata semplice. Il Governo ha messo a disposizione i corridoi e ha gestito la quarantena, dopodiché è rimasto tutto in mano o alle realtà istituzionali che hanno portato i rifugiati nei centri d'accoglienza standard oppure all'accoglienza dal basso, ovvero le onlus come noi, senza fondi". 

Questa numerosa famiglia di Kabul non sarà l'ultima: "Ne aspettiamo altre, adesso si vedrà se dall'Afganistan o da Lesbo, ma sicuramente arriverà qualcun altro". E Baobab si prepara ad accoglierle. 

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