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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Aborto, la Regione ha recepito le linee del ministero per l'interruzione farmacologica: "Ru 486 senza ricovero in ospedale"

La Regione si impegna a “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne il servizio"

La Regione Lazio ha recepito le nuove linee guida emanate dal Ministero della Salute ad agosto del 2020 in merito all’interruzione volontaria di gravidanza (Igv) con metodo farmacologico, la cosiddetta pillola RU 486. Il ministero aveva eliminato l’obbligo di ricovero ed estendendo il limite da sette a nove settimane per la sua somministrazione, come avviene negli altri Paesi europei. Il documento con il quale la Regione si impegna a “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’interruzione volontaria di gravidanza un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche, di alta qualità e rispettoso dei loro diritti”, è stato pubblicato nei giorni scorsi sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio. 

“Nel nostro Paese esistono ancora troppi ostacoli per le donne all'accesso all'interruzione di gravidanza e la situazione è nettamente peggiorata durante la pandemia tra reparti chiusi e/o limitati e le procedure anti-covid da rispettare”, il commento di Eleonora Mattia, presidente della Commissione pari opportunità in Consiglio Regionale del Lazio. “La pillola RU 486 è stata introdotta nel nostro Paese da oltre dieci anni, ma solo una donna su dieci ricorre a questo metodo per interrompere la gravidanza, spesso a causa della disinformazione e della scarsa accessibilità. Con l'adeguamento delle indicazioni in materia e l'introduzione della somministrazione in consultorio e/o in ambulatorio, il Lazio interviene su questo macro-problema venendo anche incontro alla necessità di decongestionare le strutture ospedaliere nel contesto dell'emergenza sanitaria". 

Soddisfatte Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Mirella Parachini, ginecologa e vice-segretaria dell’associazione, e Anna Pompili, ginecologa dell’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (Amica): “Dopo ben dieci anni dall’introduzione del metodo farmacologico in Italia, che  finalmente equipara il nostro paese a quelli dove tale procedura viene applicata da alcuni decenni”, hanno commentato con una nota. “E’ evidente come l’emergenza sanitaria abbia  facilitato l’introduzione dei cambiamenti approvati dalla Regione Lazio, diventando essenziale la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale. La stessa ragione che ha portato diversi paesi europei, primi fra tutti Francia e Inghilterra, ad approvare, in via transitoria, una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina. Ora questo documento serva da esempio virtuoso per tutte le regioni italiane e come risposta ai casi, quale quello dell’Umbria, che lo scorso anno aveva introdotto l’obbligo di ricovero ordinario per l’aborto farmacologico”.

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