8 marzo 2021, sarà sciopero femminista: a Roma la protesta 'fuxia' in piazza dell'Esquilino
La giornata romana inizia alle 10.30 con un flash mob al ministero dell'Economia e delle Finanze, poi la mobilitazione si sposta in piazza dell'Esquilino
Non sarà il corteo partecipato da migliaia di donne che ogni 8 marzo dal 2017 riempiva le strade della Capitale. Ma quest'anno, a quasi un anno esatto da quel lockdown che aveva bloccato le mobilitazioni del 2020, i 'pañueli' fuxia simbolo della lotta contro la violenza di genere torneranno a colorare le piazze di Roma.
L'8 marzo 2021 sarà di nuovo un giorno di sciopero, "globale, femminista e transfemminista" in tutta italia. Ma nelle diverse città sono molti gli appuntamenti in programma organizzati da Non una di meno. La giornata romana inizia alle 10.30 con un flash mob al ministero dell'Economia e delle Finanze di via XX Settembre 97 dal titolo 'Contro la violenza strutturale e per indipendenza economica'.
Nel pomeriggio, tra le 16 e le 17, in piazza all'Esquilino verrà costruito insieme ai partecipanti un 'crucilerba' "eco/trans/femminista dove le parole chiave di femminismo, transfemminismo, ecologismo e giustizia multispecie si intersecheranno simbolicamente", spiegano da Non una di meno Roma. L'azione sarà coordinata tra Non una di meno, Fridaysforfuture-Roma, Extinction Rebellion Roma, e Roma Animal Save. Dalle 17 alle 20, sempre in piazza Esquilino, verrà data vita alla zona fuxia contro "violenza, sfruttamento e discriminazioni".
"È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi", si legge nell'appello verso l'8 marzo scritto da Non una di meno. "Non possiamo permetterci altrimenti. Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta".
Continua l'appello: "Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi. Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno l? studenti che si sono vist? abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissim?. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno l? sex workers, invisibilizzat?, criminalizzat? e stigmatizzat?, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da sol?. A tutt? loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo!".