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Cinecittà, antenna via Gentile: “Pugnalati alla schiena da Roma Capitale”

Stigmatizzata la scelta dell’Avvocatura capitolina di ricorrere al Consiglio di Stato dopo la sentenza del TAR favorevole ai residenti. Santori: “Era una sentenza storica. Il ricorso è sembrato una pugnalata alla schiena”

Continua ad alimentare critiche la scelta dell’Avvocatura capitolina di ricorrere in appello nella vicenda legata all’antenna di via Gentile. La sentenza del TAR, favorevole ai cittadini, aveva alimentato non poche speranze e, anche da parte delle istituzioni locali, aveva fatto gridare alla vittoria. Contrariamente alle attese l’estate si sta mostrando infausta per i ricorsi contro i gestori degli impianti SRB.

UN'ALTRA SENTENZA NEGATIVA - Anche a Casal Brunori nel Municipio IX, una sentenza si è espressa in maniera contraria a fronte delle aspettative del locale comitato No Antenna. In quel caso il TAR, ha riconosciuto una sorta di vuoto normativo, ammettendo che ad oggi difetta una disciplina specifica in tema di distanze degli impianti SRB ” dai cosiddetti siti sensibili. E la partita del Comitato di Cinecittà, stante la presenza di una scuola, si era giocata anche su questo crinale.

PREOCCUPAZIONE E SCONFORTO - Sull’antennone di Cinecittà Est, e sul ricorso al Consiglio di Stato presentato da Roma Capitale, è tornato anche il Consigliere Regionale Fabrizio Santori. “Oggi per i residenti di Via Francesco Gentile e di Cinecittà, che nel 17 dicembre del 2011 si erano visti installare un’antenna a pochi passi dalle loro abitazioni e, in particolare, a pochi metri da un plesso scolastico che ospitava 1100 bambini di età compresa tra i 3 e i 14 anni, c’è preoccupazione e sconforto”.

LA PUGNALATA - La presenza di un sito sensibile come una scuola, ed il contestuale ricorso dell’avvocatura capitolina, non hanno alimentato sol preoccupazione e sconforto. Secondo Santori il sentimento che prevarrebbe è “soprattutto la rabbia, per una pugnalata alla schiena ricevuta proprio da quelle Istituzioni che avrebbero dovuto tutelare la loro salute. Quanto previsto dall’art. 32 della Costituzione relativo alla salute pubblica – osserva l’ex Consigliere Capitolino –  a quanto pare non si annovera tra gli atti del sindaco Marino e di Roma Capitale. Il Tar aveva riconosciuto come errate le procedure seguite dai gestori di telefonia mobile, ma a quanto pare Marino non è d’accordo, e così le Istituzioni hanno perso un’occasione per stare vicini ai residenti di un quartiere di questa città”.

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