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Ponte di Nona Settecamini / Via di Salone

La Basf trasferisce parte della produzione: i comitati esultano ed attaccano Comune e Provincia

"Una decisione che i Comitati e centinaia di famiglie che risiedono vicino all'inceneritore accolgono con sollievo, ma cui si sarebbe potuto e dovuto arrivare prima ed in condizioni diverse"

Esultano i comitati e i cittadini di Case Rosse e Settecamini dopo l'annuncio della Basf. L'azienda, ha fatto sapere, infatti, che a partire da gennaio 2016, alcuni settori produttivi saranno trasferiti da via di Salone a Seneca, nel sud della Carolina. Nello specifico, cesseranno presso lo stabilimento di Roma Est, le attività di trattamento e raffinazione dei catalizzatori esausti. Un annuncio che l'associazione Raggio Verde, da anni vicina alle lotte cittadine, ha definito 'una buona notizia che insegna ai cittadini e alle istituzioni come e quanto sia vero che la goccia scavi la roccia'.

"Lo stabilimento Basf, ex Engelhard, di Roma in Via di Salone, dal gennaio 2016 non sarà più lo stesso. Dal 1956 ha visto passare e bruciare, ogni giorno, tonnellate di sostanze chimiche tossiche e pericolose, per recuperare i metalli preziosi residui della combustione, riversando nell’aria oltre 150.000 metri cubi di fumi" - dichiarano in una nota congiunta i comitati di quartiere Case Rosse e Settecamini. 

Diverse le denunce e le segnalazioni di cui negli anni, i comitati di quartiere si sono fatti carico rivendicando, in primis, il diritto alla salute. "Per oltre 15 anni, singoli cittadini e Comitati locali hanno denunciato instancabilmente l’incompatibilità di tali lavorazioni ed emissioni con la realtà di un territorio alle porte della Capitale, che in 60 anni si è trasformato accogliendo decine di migliaia tra residenti e lavoratori, in aree residenziali e commerciali, e con un asilo nido nei pressi dello stabilimento". 

I comitati accolgono con sollievo la notizia: "Si apprende che la Basf ha deciso, per ragioni di ottimizzazione e convenienza economica, di cessare le attività di incenerimento e recupero, al contempo investendo nello stabilimento di Roma su attività già esistenti e decisamente più compatibili con la realtà del territorio circostante. Una decisione che i Comitati e centinaia di famiglie che risiedono vicino all’inceneritore accolgono con sollievo, ma cui si sarebbe potuto e dovuto arrivare prima ed in condizioni diverse", commentano inoltre. 

Al sollievo si aggiunge anche l'indignazione e il dito è puntato contro le istituzioni, Comune e Provincia, accusate dai comitati di aver "assistito frastornate agli eventi, preoccupandosi solo di arrivare a passare il testimone all’amministratore successivo, incapaci di coordinarsi minimamente ed affrontare il problema. I cittadini, che hanno nel frattempo identificato e proposto l’adozione di tecnologie innovative ad 'emissioni zero' e dato fiducia alle promesse di delocalizzazione in zone rurali nell’area romana, assistono quindi all’ulteriore fallimento della politica nel suo ruolo di rappresentanza e mediazione tra posizioni distanti ma non necessariamente inconciliabili". 

E se fino ad ora, secondo i comitati, le isitituzioni non hanno adempiuto ai loro doveri, sono ancora in tempo per 'salvare il salvabile'. "Oggi, per quelle stesse istituzioni, c’è l’ultima chiamata ad assumersi finalmente le loro responsabilità, creando le condizioni per una effettiva riqualificazione del sito, a tutela della salute dei cittadini e sostenendo con misure appropriate i lavoratori coinvolti nella riorganizzazione". Già perché la riorganizzazione aziendale comporterà, dunque, una delocalizzazione di alcuni settori. 

Una preoccupazione legittima, nonostante l'azienda si sia detta pronta a 'collaborare con lavoratori e organizzazioni sindacali. "Basf rassicura a tal proposito che lavorerà per garantire 'soluzioni socialmente responsabili e, dove possibile, offrire altre posizioni all’interno del Gruppo', ma le premesse non sono delle migliori: nel 2009 proprio appena rilevato lo stabilimento di Roma, l’azienda non esitò a licenziare circa 80 dipendenti, peraltro impiegati in reparti che non ponevano alcun problema dal punto di vista dell’impatto ambientale. Le cose non sono andate meglio nello stabilimento gemello” di Cinderford (UK), riorganizzato per rispondere alla crescente domanda di certi metalli preziosi, a discapito di una linea di recupero di oro e argento dai resti di apparecchiature elettroniche, chiusa circa un anno fa licenziando 50 persone".

Infine, un auspicio da parte dei comitati: "Quelli a venire saranno mesi caratterizzati da una crisi nel senso più proprio della parola, una trasformazione, e quindi un’opportunità, che auspichiamo verrà gestita nel migliore dei modi dalle parti coinvolte e che restituirà al quartiere un sito produttivo dal volto nuovo e da valorizzare ulteriormente".

I cittadini non abbassano la guardia: "Il Comitato continuerà a svolgere il suo ruolo a tutela della salute dei cittadini di fronte a tutte le criticità ambientali sul territorio, tra cui Basf, monitorando eventuali nuove autorizzazioni ed informando puntualmente per garantire che la loro risultante sia e resti compatibile con la realtà del territorio". 

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